Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore…
Eravate sette, ora siete mille
e poi mille e mille ancora…
I nomi scolpiti nei nostri cuori…
Era il 28 dicembre di un inverno crudele,
le divise nere e le teste di morto imperversavano,
il sole gelava le viscere,
le nebbie deformavano persino le ombre,
la terra era crepata
come le coscienze spaccate
nell’orrore quotidiano,
quando uno sparo vi rese martiri
della libertà, del libero pensiero.
Genoeffa morì di crepacuore,
giorni e giorni nel deliquio,
sapendo senza sapere,
e tu, Alcide, depositario del lutto
fino alla soglia del secolo,
un peso troppo grave da portare
ma la dignità del viso solcato
da rughe e lacrime non piante
(troppo il dolore per poter colare dagli occhi)
e la forza delle idee di giustizia e di eguaglianza
parlavano ai posteri.
Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore…
Caduti all’unisono,
il sangue denso a macchiare il suolo…
Non un canto d’uccello nella spianata…
Le infami pallottole han fatto centro,
hanno bucato le vesti
in un’alba più crudele dell’inverno,
ma non hanno potuto ferire la vostra innocenza,
non hanno spento i vostri pensieri:
ora sono nelle nubi
che riversano benefica pioggia,
nelle nebbie che disegnano un altro infinito,
nei raggi di sole sulle zolle nere,
nelle vigne e negli ondeggianti mari di spighe.
Eravate sette, ora siete mille
e poi mille e mille ancora…
I nomi scolpiti nei nostri cuori…
Alberto Figliolia
(da Nel vento che cambia l’orizzonte, poesie a quattro mani con Laura Barone, Maurizio Vetri Editore, 2024)