Subito dopo la Liberazione del 25 aprile, nel giugno 1945, per sottolineare la continuità con i valori della Resistenza, nasce il Governo presieduto da Ferruccio Parri, già capo del CLN. È un governo di unità nazionale, al quale aderiscono tutti i partiti che avevano composto il Comitato di Liberazione Nazionale, e cioè la DC, il PSI, il PCI, il PLI, il Partito d’Azione e la Democrazia del Lavoro. Obiettivi primari sono il superamento della monarchia, la redazione della Carta Costituzionale, la laicità dello Stato, la questione sociale, la riforma agraria. Non dura molto. Per controversie tra i partiti, è costretto a dimettersi. Gli subentra, nel mese di dicembre, il Governo presieduto da Alcide De Gasperi.
A tutti è chiaro che va innanzitutto sciolto il nodo istituzionale. Perciò gli italiani vengono chiamati alle urne per votare il referendum istituzionale il 2 giugno 1946. Sono pienamente consapevoli dell’importanza storica di questo voto. Infatti i seggi elettorali vengono letteralmente presi d’assalto. Votano, per la prima volta a livello nazionale, anche le donne. La partecipazione è altissima, pari a circa il 90% degli aventi diritto. La Corte di Cassazione, qualche giorno dopo, comunica il risultato delle votazioni. Alla Repubblica sono assegnati 12.717.923 voti, pari al 54,3 % del totale, alla Monarchia 10.719.284 voti, pari al 45,7% degli aventi diritto. Anche in Valtellina si registrano 40.851 voti per la Repubblica e 28.969 per la Monarchia. Il Corriere della sera annuncia con un titolo a sei colonne: È nata la Repubblica italiana. Umberto di Savoia è costretto all’esilio.
Lo stesso 2 giugno vengono eletti i rappresentanti dell’Assemblea Costituente, aventi il compito di redigere la Carta Costituzionale. La DC ottiene 207 seggi, il PSIUP 115, il PCI 104, i liberali 41, i qualunquisti 30, i repubblicani 23, i monarchici 16. Liste minori conquistano complessivamente 19 seggi. Dopo un profondo lavoro di reciproco ascolto, di riconoscimento di istanze diverse, si ricercano i punti d’incontro, si trova il pieno accordo sul testo definitivo. Non si tratta di un compromesso, ma il risultato di scelte condivise. Il testo costituzionale viene approvato il 22 dicembre 1947 con 458 voti a favore e solo 62 contrari. Promulgato dal Capo dello Stato Enrico De Nicola entra in vigore il 1° gennaio 1948. La Costituzione si compone di 139 articoli più 18 disposizioni transitorie finali.
L’approvazione della Costituzione rappresenta un evento eccezionale, reso possibile dall’abbattimento del fascismo, dalla fine della guerra, dalla cacciata dei Savoia. È anche il frutto di una convergenza su certi valori delle forze d’ispirazione cattolico-democratica, socialista, laica e liberale. E ne porta tutti gli ideali di libertà, di giustizia sociale, di eguaglianza dei diritti. Nel suo insieme appare forte e armoniosa. Una Costituzione bella, da amare e da rispettare, in parte ancora da realizzare.
Ai nostri giorni il dettato costituzionale corre il pericolo di essere sottoposto a due sostanziali variazioni, derivanti dalle proposte avanzate dal nuovo governo sul premierato e sull’autonomia differenziata a livello regionale. La prima proposta, con l’elezione diretta del Presidente del consiglio, ridurrebbe in gran parte i poteri del Capo dello Stato e del Parlamento; la seconda avrebbe come effetto l’ulteriore arricchimento delle regioni più ricche ed il conseguente impoverimento delle regioni più povere. Si tratta, anche, di due proposte tra di loro contrapposte. Con la prima, si accentrano i poteri; con la seconda si aumentano le divergenze regionali. Speriamo vivamente che gli italiani, al momento del voto, ne siano pienamente consapevoli.
Sergio Caivano