Milena Gabanelli in uno dei suoi dataroom ha documentato come in Italia, a fronte di una grande richiesta di manodopera, contrariamente a quanto avviene in altri Paesi europei continua a trovare difficoltà l’impiego degli immigrati. Eppure il 39% delle piccole e medie imprese italiane ha cercato espressamente lavoratori stranieri per colmare i vuoti di organico. Un problema, quello della carenza di lavoratori, che vede il nostro Paese tra quelli più colpiti nell’Unione europea: il 69% delle nostre Pmi dichiara di fare fatica a reperire impiegati, contro una media Ue del 62%. Lo conferma un sondaggio Eurobarometro diffuso dalla Commissione Ue, che evidenzia la crescita della carenza di competenze nel corso degli ultimi anni, che ora abbraccia tutti gli stati membri dell’Ue e tutti i settori dell’economia.
L’indagine si concentra sulle micro, piccole e medie imprese, ossia quelle sotto i 250 dipendenti. Nell’Ue, in media, più cresce la dimensione dell’azienda e maggiore è la difficoltà a trovare personale, mentre in Italia è esattamente l’opposto. Per colmare questo vuoto due Pmi su cinque dichiarano di aver cercato personale tra gli stranieri, meglio se provenienti da Paesi extra Ue. Una quota superiore alla media Ue e nettamente più alta rispetto a quanto dichiarato dagli imprenditori di grandi economie come Germania (32%), Francia (19%) e Spagna (29%). Ma se i riflessi sul lavoro dell’immigrazione sono in cima ai pensieri delle imprese, così non è purtroppo nel vuoto dibattito delle varie forze politiche in vista delle elezioni europee del giugno prossimo. E se l’opinione pubblica italiana ha perplessità sulla presenza di potenziali lavoratori migranti, questa invece sembra essere vista con sollievo proprio dalle Pmi, cuore pulsante del sistema economico del nostro Paese.
Guardando alle competenze richieste sul mercato del lavoro dalle piccole e medie imprese italiane, nel 39% dei casi si tratta di professioni tecniche. Anche nel resto d’Europa è la mancanza di personale qualificato a rendere complicata la vita delle Pmi, in particolare nei settori industriale e manifatturiero, e provoca ricadute pesanti sulle imprese: un aumento del carico di lavoro per il personale esistente, la perdita o l’impossibilità di vendite, nonché una riduzione della redditività e della crescita.
Per far fronte a tali problemi la Commissione europea ha messo a punto diverse proposte. Una di queste si rivolge proprio ai lavoratori stranieri, con un piano volto a favorire l’immigrazione legale attraverso una procedura semplificata per ottenere il permesso unico, che combina lavoro e soggiorno. In questo modo, si darebbe la possibilità a chi arriva in Europa per lavoro di avere accesso a più diritti sociali e di portare con sé la famiglia. Si mira anche a facilitare il processo per i richiedenti e i datori di lavoro, consentendo loro di presentare la domanda per il permesso unico sia nei Paesi terzi che negli stati membri dell’Ue.
Guido Monti