Lo Spazio Arte Scoglio di Quarto di Gabriella Brembati presenta martedì 27 Febbraio 2024 alle ore 17:30 in via Scoglio di Quarto n. 4 a Milano il libro autobiografico Plevano 70, il tempo e le tracce. In contemporanea saranno esposte una serie di opere grafiche recenti di Plevano dal titolo: “L’ultimo cielo oltre la settima sfera”, ispirate dalla Divina Commedia di Dante Alighieri.
Dialogano con l’autore
Stefano Soddu, Lucio Giannelli, Giacomo Maria Prati
Nota di Roberto Plevano
Dopo varie sollecitazioni di amici (Giacomo Lodetti, Riccardo Marco Scognamiglio, Giulio Giorello, Luca Pietro Nicoletti, mio figlio Matteo), mi sono deciso al compleanno dei miei 70 anni di raccontare la mia vita.
Premetto che io non sono uno scrittore, ed essendo al mio primo libro, mi sono trovato un po’ in difficoltà e spero mi perdonerete se non ho un vocabolario ampio, articolato ed un ritmo di scrittura altalenante che rispecchia fedelmente il mio carattere. Nella stesura del libro ho capito subito che dovevo mediare tra due linguaggi ben diversi, quello visivo, e quello della parola. Impresa difficile perché le modalità espressive avevano tempi e ritmi difficilmente compatibili.
Essendo un artista visivo astratto, dovevo necessariamente parlare anche dei miei 50 anni di espressione artistica, legata indissolubilmente anche alle mie vicissitudini esistenziali.
In due mesi, in Sardegna nel 2021, ho scritto circa 500 pagine, 200 sono quelle pubblicate nel libro, mentre nelle rimanenti 300 entro nello specifico del processo creativo commentando 290 opere pubblicate in 10 cataloghi in 50 anni di mostre personali. Prima o poi mi deciderò a pubblicare anche questa seconda parte, ma è necessaria un’accurata revisione cronologica dei testi e dei periodi di ogni singola opera.
Nella stesura del testo, i due linguaggi, quello visivo e quello verbale, avevano per me modalità espressive ben diverse, richiedendo tempi e sviluppi di diversa natura. Nel pensare e predisporre un concetto, una frase, una parola, la nostra mente elabora un progetto, un sistema complessivo di senso del fatto da narrare, il tutto in un tempo esteso e coordinato per successive fasi che delimitano, circoscrivono quel pensiero. Nell’espressione pittorica, invece, alle prese con la materia concreta dei colori, delle forme, dei segni, il tempo dell’azione si frantuma, si parcellizza in una miriade di stimoli, di attimi che si realizzano e si organizzano momento per momento in una improvvisazione continua, un po’ come nel jazz.
Il ragionamento costruttivo, razionale e preordinato non è necessario e funzionale alla buona riuscita dell’atto. Il tutto si manifesta di continuo nella realizzazione della visione concreta che appare inattesa ad illuminare e risolvere in quel momento la scena con un infallibile e innato istinto percettivo che ci fa fare la cosa giusta, la più essenziale , la più elegante, la più bella.
La sintesi si manifesta per momenti successivi, nell’immediatezza di ogni atto e il tutto concorre ad orchestrare una magica e personale sinfonia di visioni che soddisfano il mio godimento estetico di armonia e di senso. Nella scrittura invece questo avviene raramente, il tuo ego autoreferenziale spunta sempre fuori da qualche parte anche involontariamente e il povero autore si trova a dipingersi meglio di quello che purtroppo è, perché non esistono santi ed eroi.
Nel fare arte si entra in una dimensione di grande libertà, non ci sono più vincoli e regole, ma rimani in attesa di energie che provengono da altri luoghi, da altre dimensioni a noi sconosciute, ma che ci danno il senso di pura completezza e gioia dell’eternità dell’attimo. In quei momenti di creazione si intuisce di essere in contatto con l’energia cosmica dove interagiscono principi sacri di armonia, sintesi, relazione, equilibrio, simmetria, eleganza, bellezza.
Nella scrittura invece si brancola perennemente in una dimensione di frustrazione e impotenza nel non riuscire ad avvicinarsi alla magia e al mistero della vita reale. Mi son sempre chiesto se i più grandi scrittori abbiano sentito drammaticamente questo scacco, se siano stati tutti sinceri fino in fondo, mettendosi veramente a nudo. Forse solo i grandi poeti, coloro che maneggiano magistralmente le parole, fino a farle esplodere per poi ricostruirle nella loro essenza costitutiva, riescono ad avvicinarsi alla magia, al mistero della vita.
Ecco, in tutto il libro ho cercato di mediare tra i due linguaggi, sentendo sempre lucidamente le difficoltà, le carenze, la retorica nel groviglio tortuoso ed inestricabile del racconto scritto. Ogni mia creazione astratta si presta a una molteplicità di interpretazioni, le parole vi scivolano sopra perché non esiste un punto fermo di significazione, l’opera continua a produrre visioni in un infinito spostamento dell’orizzonte del senso che non si richiude in un solo significato.
Qui abbiamo a che fare con molteplici effetti interpretativi che si amplificano di continuo nel segno artistico scavando nel mistero, nell’enigma dell’inconscio che cerca di manifestarsi nel caos della vita.
Con le parole ho costruito la mia cattedrale nel deserto dove i nomadi vi depositano se possono e vogliono, le loro anime stanche. Nell’espressione artistica non ho sentito questa opacità, questa difficoltà, io ho volato sempre leggero e libero, riesco a togliermi tutte le incrostazioni che ci costruiscono e ci costruiamo addosso, che ci ingabbiano e ci castrano.
Con questo sistema mi sono salvato, e lo dico senza retorica, l’arte è stata ed è la più formidabile e sicura terapia contro il male di vivere, senza controindicazioni di alcun genere. Si intuisce e si raggiunge meglio il nocciolo della questione, quindi cambia il modo di percepire e interpretare la drammaticità della condizione umana ma soprattutto si supera l’angoscia della nostra finitudine, si intravede la luce eterna che ci attende, si supera il senso di morte che ci attanaglia per l’idiozia e cattiveria del mondo.
Un’ultima cosa ci tengo a dirla. Per pubblicare il libro, ho inviato in elettronica il testo a tutte le più importanti Case Editrici e tutte volevano stamparmelo. Era però sorto un problema inatteso, dovevo prima passare dai loro Uffici Legali perché il libro era troppo pericoloso. Mi dissero che il Sistema digerisce tutto, ma fino ad un certo punto, altrimenti potrebbero esserci guai. Bisognava limare, censurare alcune parti perché avrebbero potuto generare ritorsioni, denunzie varie dalle molte corporazioni che nel libro ho ampiamente narrato (L’Industria Culturale, la Scienza, la Politica, la Pubblicità, la Religione, la Sanità, la Giustizia, la Scuola, ecc.).
A 70 anni compiuti, ed essendomi sentito sempre libero almeno nella creazione artistica, non potevo sottostare assolutamente a questa castrazione della mia volontà, della mia libertà di dire quello che ho sentito e vissuto profondamente. Ho editato il libro a mie spese, senza censure e manipolazioni di sorta e risparmiando anche un bel po’ di denaro, ma non solo, il libro l’ho pubblicato oltre che in cartaceo, anche in e-book integralmente e gratuitamente in rete nel mio sito ufficiale: www.plevano.com.
Ironia della sorte, il mio libro da tre anni viene venduto regolarmente da tutte le maggiori Case Editrici e Librerie Universitarie a 38 euro.
Vi do ora brevemente la chiave di lettura per comprendere meglio tutta quanta la mia opera artistica e possibilmente anche il libro. Sin dai primi anni figurativi iniziali, e successivamente in tutta la produzione astratta, ho sentito istintivamente la necessità, con i miei segni, forme e colori, di far esplodere, disintegrare, sbeffeggiare la centralità paranoica del linguaggio di ogni potere (politico, pubblicitario, culturale, scientifico, religioso, sanitario, scolastico, ecc.) con tutti i loro codici e dispositivi di controllo, al fine di gestire, mantenere soggiogate e rincoglionite le masse, pur di conservare ed incrementare i loro evidenti privilegi. È sempre avvenuto così, se pensiamo al perenne sfacelo della Storia, con guerre, pestilenze, sfruttamenti, sofferenze atroci che perennemente si susseguono con milioni di morti inutili. Se ora non si cambia velocemente questo sistema di potere con le sue inutili e nocive regole, con il suo astruso, contraddittorio e strumentale linguaggio, penso che l’umanità giunga inevitabilmente al capolinea della sua storia.
Il primo grave segnale e allarme è stato qualche anno fa il cambiamento climatico con tutti i gravi problemi che ne sono derivati e che constatiamo continuamente. Poi è arrivato il misterioso virus che si è diffuso velocemente in tutto il mondo mietendo milioni di morti, ma non solo, si sono inventate ultimamente due pericolose guerre attualmente in corso nel cuore dell’Europa e nel Mediterraneo, praticamente alle porte di casa e noi italiani ne siamo direttamente coinvolti. Come ciliegina sulla torta è arrivata, in un clima nauseante, una nuova situazione politica in Italia, il tutto in una perenne conflittualità che ci tiene tutti spaventati e confusi sul nostro futuro.
Questo è lo scenario nel quale annaspiamo impauriti in attesa di tempi migliori.
Leggendo in anni giovanili la targa di marmo sulla mia casa natia di Chiavenna, Palazzo Pestalozzi, Salis, Castelvetro, ho capito subito che vivevamo in un mondo di matti, di criminali feroci che da sempre organizzano scientificamente ogni guerra di dominio e predominio sui più deboli. Ho avuto allora una folgorazione, l’estrema necessità di inventarmi e costruire un mio linguaggio personale di segni per dare un senso alla mia vita, alleviare la mia angoscia esistenziale. Istintivamente e inconsapevolmente son risalito alle origini della scrittura cuneiforme della Mesopotania con i simboli primari del quadrato, del cerchio e del triangolo, facendoli interagire nelle più svariate e gioiose combinazioni per giungere al nocciolo della questione e intuire un nuovo modo di vivere e di comunicare. Il linguaggio tradizionale, vecchio e sclerotizzato con tutti i suoi disvalori, non mi bastava di certo, anzi mi creava solo problemi e oggi siamo arrivati a questo punto oscuro e indecifrabile. Qui se non si cambia velocemente la scala di tutti i valori, penso che presto andremo tutti a sbattere in un bagliore di fuoco e fiamme di biblica memoria.
Ma come si fa a non capire che ormai bisogna cambiare completamente modo di pensare, di vivere, di produrre, di consumare, la madre terra l’abbiamo offesa e violentata in tutti i modi e ora ci dà segnali inequivocabili che presto potrebbe sfrattarci definitivamente.
Ci tengo a concludere questa mia nota con la breve post fazione che mi ha dedicato mio figlio Matteo alla fine del libro. In poche parole, essenziali e poetiche, è riuscito ad illuminare tutta la mia vita con una sensibilità e attenzione che solo un figlio può avere e mi hanno lasciato attonito con gli occhi lucidi in un mare di emozioni.
La paglia secca è immobile nell’attesa della scintilla che la accenda.
Quando mio padre compì 70 anni pensai fosse una data importante e decisi di regalargli un quaderno bianco per raccontare la storia di una vita. Una storia che merita di essere raccontata.
E il fuoco che ho visto divampare nello scrivere è lo stesso che lo ha salvato dall’abisso a 23 anni: quella spasmodica ricerca di elevazione umana e spirituale, autentica fino al midollo, beffarda rivelatrice del re nudo, che è l’arte.
Se pensate di leggere la biografia di un artista vi sbagliate. In queste pagine potete trovare qualcosa che vi riguarda da vicino, che tocca le corde più profonde di ognuno di noi. Perché è tutto vero, dannatamente vero.
E qui, nel caos della vita e delle sue contraddizioni, possiamo scorgere una luce di verità, la storia di un uomo che è rimasto fedele a sé stesso, lucidamente folle tra i folli, e che ha saputo lasciare una propria traccia significativa nel mondo.
Matteo Plevano