Soleva dir Titiano a’ Rettori destinati dalla Repubblica alla Città di Bergamo, che si dovessero far ritrarre dal Morone, che gli faceva naturali. (Carlo Ridolfi, 1648)
Nell’aureo Cinquecento è difficile la coesistenza dei due opposti: da un lato una “maniera” artificiale e sempre più astraente del dato di natura; dall’altro (ed ecco qui esposto l’esempio fondamentale del Moroni) una semplicità accostante, una penetrante attenzione, una certa calma fiducia di poter esprimere direttamente senza mediazioni stilizzanti la “realtà” che sta intorno. (Roberto Longhi, 1953)
Giovan Battista Moroni da Albino, un ritrattista superbo, testimone del proprio complesso e, per quanto le formule politico-religiose paressero ingessate e sembrassero andare contro il cambiamento, multiforme tempo.
“Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo” è quindi l’appropriato titolo della mostra che le Gallerie d’Italia-Milano, Museo di Intesa Sanpaolo dedicano, fino all’1 aprile 2024, al Maestro nato in Val Seriana.
In nove nuclei tematici sono esposte oltre 100 opere fra disegni, libri, medaglie, armature e, in primis, dipinti provenienti anche da importantissimi musei all’estero, quali National Gallery, Kunsthistorisches Museum di Vienna, Gemäldegalerie-Staatliche Museum di Berlino, Musée du Louvre, Museo Nacional del Prado, National Gallery of Art di Washington, Philadelphia Museum of Art.
Presenti in mostra pure dipinti di Lotto (fra i quali una splendida Trinità, il Ritratto di giovane, il Ritratto di uomo con i guanti), Moretto (Madonna con il Bambino in trono tra i santi Eusebio, Andrea, Domneone e Domno; Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria con i santi Caterina da Siena, Paolo e Gerolamo; Caduta di San Paolo e altri), Savoldo, Andrea Solario, Anthonis Mor, Veronese, Tintoretto, Tiziano (Ritratto di Giulio Romano, Ritratto del principe vescovo Cristoforo Madruzzo, Ritratto di Carlo V).
Imponente è la sfilata delle opere del Moroni: dai soggetti sacri – la Madonna con il Bambino (1550 circa, olio su tela, 70 x 66 cm), un commovente gioiello; la Trinità (1553-1554 circa, olio su tela, 176 x 122 cm); Ultima cena (1566-1569, olio su tela, 295 x 195 cm); pale d’altare – ai tanti ritratti che ne tramandarono abilità, perizia e fama – Ritratto di Giulio Gilardi (1548 circa, olio su tela, 118,4 x 104,1 cm); Ritratto di Michel de l’Hôspital (1554, olio su tela, 185 x 115 cm); Ritratto di ecclesiastico con clessidra (1564-1565 circa, olio su tela, 101 x 82 cm); Ritratto di vecchio seduto con libro (Pietro Spino, 1576-1579 circa, olio su tela, 97,5 x 81,2 cm); i due ritratti della poetessa Isotta Brembati; e ancora gentiluomini, nobili, militari, dotti, giovani, dame. Ed è un elenco per difetto.
La sezione dell’esposizione dedicata ai ritratti al naturale approfondisce tale specificità della produzione dell’artista… “Questa tipologia di ritratto riproduce in maniera fedele, senza forme di idealizzazione le persone immortalate nei quadri. Moroni, tendenzialmente, costruisce dei set di posa sempre uguali – come facevano i fotografi nell’Ottocento – concentrando l’attenzione dell’osservatore sulla testa, lo sguardo, la posa delle mani e i dettagli della moda.”
Un’altra sezione mostra i ritratti che il Moroni fece alle personalità del proprio tempo: spettacolare, a dir poco, il ritratto di Gian Gerolamo Grumelli, alias Il cavaliere in rosa (1560, olio su tela, 216 x 123 cm), virtuosistico ma non lezioso, iconico quant’altri mai, specchio di un carattere.
Originalissimo il “quadro familiare” del Ritratto di uomo con due figlie (1572-1575 circa, olio su tela, 125,3 x 98 cm) e di potente impatto il Ritratto di uomo ovvero il Cavaliere in nero (1567 circa, olio su tela, 190 x 102 cm).
“Il limpido naturalismo dei dipinti moroniani è anche il frutto di una strategia tecnica perfezionata nel corso del tempo. Innanzi tutto il pittore copia il modello in un formato a grandezza naturale. Le proporzioni sono quasi sempre rispettate contribuendo all’illusione, ingenerata nell’osservatore, di stare di fronte al soggetto reale. Usualmente il pittore tralascia la mediazione disegnativa e dipinge alla prima. Il risultato è così caratterizzato da un’immediatezza espressiva straordinaria: la materia pittorica appare sensibile, vibrante e luminosa. Inoltre non tende in nessun modo ad abbellire i modelli, al contrario in presenza di difetti fisici li registra.”
A chiusura della mostra Il Sarto o Il tagliapanni (1572-1575 circa, olio su tela, 99,5 x 77 cm), dalla National Gallery di Londra, che tanti reputano il suo dipinto più rappresentativo. “Non è un caso che il personaggio sia stato ripreso mentre sta tagliando con la forbice un pezzo di stoffa tinta di nero, colore per antonomasia della moda europea del tempo.” (Il colore degli aristocratici della Serenissima, della corte degli Asburgo di Spagna, della stessa classe dei mercanti).
Una sezione della mostra è poi dedicata al tema della preghiera individuale, dell’orazione mentale, che nel periodo della Controriforma si riflette in non pochi dipinti. “Nel caso di Moretto e Moroni il ruolo del personaggio ritratto diventa sempre più incombente nei dipinti dove è protagonista l’orazione mentale: una sorta di visione dei fatti sacri ricreata nella mente del devoto.” (Composizione sarà vedere con l’occhio dell’immaginazione un luogo fisico in cui si trovi ciò che voglio contemplare. Ignazio di Loyola, 1548).
Non trascurabile affatto anche la serie di disegni del 1543 del Moroni, fogli di taccuino su cui l’artista si esercitava copiando e imitando i modelli del suo Maestro Moretto, alla cui bottega lavorò in modo tanto proficuo da divenire a propria volta un grandissimo artefice. Moroni fu un innovatore in un’era che avrebbe potuto o voluto privilegiare la conservazione.
L’allestimento della mostra è perfetto, disegnando un percorso oltremodo intelligente, raffinato, prezioso. Un viaggio nel tempo, un’immersione e un’esplorazione di idee, caratteri, pensieri, aspirazioni, ambizioni, umori, sentimenti, poiché dopo quasi cinque secoli quei ritratti paiono restituirci ogni vibrazione dello spirito, l’intimità, gli stessi segreti interiori di chi posò per quel dipintore che impugnava il pennello con tanto genio e sensibilità.
Alberto Figliolia
Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo. Gallerie d’Italia-Milano, Museo di Intesa Sanpaolo. Piazza della Scala 6, Milano. Fino all’1 aprile 2024. A cura di Simone Facchinetti e Arturo Galansino. Sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica. Mostra inserita nel programma Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 e in partnership con Accademia Carrara di Bergamo e Fondazione Brescia Musei.
Info: www.gallerieditalia.com; e-mail milano@gallerieditalia.com; numero verde 800.167619.
Orari: mar, mer, ven, sab, dom aperto dalle 9,30 alle 19,30; giovedì aperto dalle 9,30 alle 22,30; lunedì chiuso; ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.
Tariffe: intero 10 €; ridotto 8 €; ingresso gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni; ridotto speciale 5 € per under 26 e clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo.
Catalogo della mostra: Edizioni Gallerie d’Italia | Skira.