“La domanda che si apre, a cui questi racconti non rispondono per lasciare aperta la traiettoria dei personaggi, è che cosa avverrà in futuro. Le proteste e i tentativi di resistenza, spesso ibridi e confusi, diventeranno nel tempo fughe, regressioni e rinunce o possibilità di crescita e riappropriazione?”
Di nuovo in ‘viaggio’ con Petra VoXo, per una scorribanda tanto caotica quanto catartica. La scrittrice, nata negli anni Ottanta a Roma e da tempo residente a Londra, dopo il suo esordio nel 2020 con Fantascienza da bar, si ripropone con questa seconda raccolta di ‘storie’ che insieme ricompongono e rielaborano momenti e contesti della sua stessa generazione allora ventenne, considerata in un certo senso privilegiata ma in realtà estromessa dai moti vorticosi che introdussero al terzo Millennio ripercuotendosi pesantemente sui futuri sviluppi.
Difficile acchiappare il bandolo della matassa. Anche perché non è nelle intenzioni (dichiarate) dell’Autrice agevolare il lettore. Che ognuno si adoperi alla sua maniera e secondo la sua visione per ‘rileggere’ un passato recente che sembra però remoto e forse rimosso. E seppure non si avranno risposte sicuramente scatteranno domande. Domande a posteriori, col senno di poi, che nulla cambia ma forse spiega.
Siamo in terra straniera. Senza patria e senza ideali. Nessuno conosce se stesso meno di se stesso. Siamo in una botte di ferro, al riparo nella nostra cella. Fuori infuria l’assurdo quotidiano, il clamore che annichilisce il pensiero. Se ne percepisce il nefasto risucchio, ed è già un sentirsi presenti a se stessi. Per un dolore che attesti l’essere ancora vivi, partecipi e impotenti.
“Vivere per adattarsi o vivere per esistere?”
Tredici storie brevi ‒ da Falò a Spacciatori, peste e sradicamento ‒ e una lunga opportuna postfazione dell’Autrice per raccontare il disagio proprio dei giovani, esasperato, nel caso della generazione della sua epoca, dall’imbarazzo legato “al dover esistere rimanendo invisibili e senza voce”. (…) “Come se i giovani avessero vissuto la vergogna non provata da chi si trovava in posizioni di potere”. Rilevando così il malessere che attanaglia l’intera società, e le premesse e le promesse mancate che nel tempo l’hanno prodotto, minando progetti e speranze di quando ancora si era capaci di concepire una società equa e dignitosa e di lottare per realizzarla.
Ma nulla è perduto finché vive il caos, mescolanza e tumulto e scintille vitali, ed è forse questo il messaggio di CAOS CAOS CAOS che la VoXo lancia come una sfida, cercando e promuovendo ‘illuminazioni’ laddove il buio più avanza. Con una incisiva avvertenza/quesito in finale che implica la diretta presa d’atto e corresponsabilità del lettore: “La domanda che si apre, a cui questi racconti non rispondono per lasciare aperta la traiettoria dei personaggi, è che cosa avverrà in futuro. Le proteste e i tentativi di resistenza, spesso ibridi e confusi, diventeranno nel tempo fughe, regressioni e rinunce o possibilità di crescita e riappropriazione?”.
Maria Lanciotti
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