Manuela Piemonte
Le ciclopi
Nutrimenti, 2023, pp. 128, € 17,00
Sporgere denuncia contro chi ha permesso questo scivolare verso la miseria a una generazione che ha perso ogni sicurezza, è il proposito di una delle protagoniste de Le Ciclopi, una denuncia non contro una persona, ma contro il Paese e le Istituzioni, perché “è tutto il paese che ha lasciato che intere generazioni venissero trattate così”: chi ha lavorato gomito a gomito con i lavoratori vittime di sfruttamento, non si è sognato di alzare un dito per loro, magari tutto dedito a “vantarsi di fare beneficenza contro la fame nel mondo”.
I racconti di Manuela Piemonte sembrano capitoli di un unico romanzo, tessere di un mosaico triste che fotografa la precarietà del vivere, i lavori saltuari, i contratti che non si rinnovano, l’esigenza di accettare lavoro in nero per sopravvivere, la disumanizzazione dei rapporti interpersonali - perché ormai abituati a interfacciarsi solo col computer -, la tendenza a eliminare i rivali sul posto di lavoro, a farsi male a vicenda: “è che ci piace, ferirci a vicenda, stretti stretti gli aculei nei fianchi e quando vediamo il rosso uscire l’altro sanguinare siamo appagati”.
L’amicizia sul posto di lavoro è diventata un bene introvabile “Amica di chi? Stanno sempre a parlarsi alle spalle, a me per principio questo fatto di diventare amici parlando male di qualcuno non mi va giù, non ce la faccio”.
C’è chi non è presa in considerazione per lavorare a trentasei anni perché considerata troppo vecchia, c’è l’incubo del licenziamento sempre presente sul lavoro, come una spada di Damocle sul collo; un immediato senso di colpa se viene preferito un altro al posto tuo: “se io sono stato assunto e tu no, chiaro che tu hai qualcosa di strano, chiaro che tu lo meriti”. In situazioni del genere è impossibile pensare al matrimonio con l’eterno fidanzato, perché non ci sono i mezzi per mettere su famiglia, pochi i soldi disponibili che se ne vanno subito per l’affitto di modeste abitazioni, per il cibo cercato all’alba tra gli scarti dei mercati, i vestiti tra quelli usati.
Può essere solo il caso o un colpo di fortuna a far uscire dalle difficoltà, ma la fortuna è femmina - ce lo ha detto Machiavelli - è cieca e non rimane addosso a lungo, è volatile, liquida come la società in cui viviamo. Ad altre generazioni è appartenuto il privilegio di un lavoro “in cui ti impegni e sei ripagata, in cui in agosto si prendono ferie e chiudono tutti i negozi, in cui i pensionati hanno cinquant’anni e gli impiegati venti”.
Questa dunque è una denuncia contro l’omissione di soccorso “di chi ha governato per decenni, di chi vota e non ha mai protestato, di chi ha chiesto favori e se li è presi, e gli altri si arrangiano”; una denuncia contro vari Ministeri: del Lavoro, dell’Economia, delle Pari Opportunità, e della intera popolazione votante che non ha saputo fare le scelte giuste.
Quella di Manuela Piemonte è una visione dura ma oggettiva della nostra società e delle condizioni dei giovani, con la difficoltà reale di poter fare progetti di vita, con le nevrosi che incalzano. Tuttavia - perché la speranza è l’ultima a morire - ci concede un respiro di sollievo finale, una apertura: “Hai qualcosa da dirmi? – Le domandò lui.
– Ho vinto un concorso – disse lei – me l’hanno appena… insomma sono la prima della graduatoria, la prima.
– Un concorso per cosa?
– Un lavoro vero, un’assunzione, tempo indeterminato, per laureati in materie umanistiche”.
Come ai vecchi tempi, quando in genere funzionava così.
Marisa Cecchetti