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Il restauro delle Cappellette votive della Costiera dei Cech traccia il cammino lungo il sentiero della vita 
di Sandra Chistolini
La Cappelletta votiva di Santa Croce (Civo) da restaurare
La Cappelletta votiva di Santa Croce (Civo) da restaurare 
29 Gennaio 2024
 

Quando da bambina di scuola elementare arrivavo a Caspano da Roma per trascorrere l’estate in Valtellina quello che più mi piaceva scoprire erano proprio le Cappellette votive, così grandi e così misteriose, tra boschi e sentieri, da essere quasi tappe di una caccia al tesoro destinata a pochi curiosi. Guide insolite di collegamento da un paese all’altro.

Più avanti negli anni cominciai a chiedere chi fosse il proprietario, soprattutto perché desideravo farmi raccontare, dalla viva voce dei testimoni di un tempo che fu, la storia di quella costruzione particolare, anche se tanto consueta nella Costiera dei Cech. Le risposte erano spesso evasive e colme di dubbi. Tuttavia, si capiva che ogni Cappelletta votiva era, in genere, di chi aveva la casa nei suoi pressi, ma quando intorno alla costruzione c’era solo prato allora si diceva che il proprietario del terreno fosse anche il proprietario della Cappelletta.

Le Cappellette lungo la strada erano e sono le più difficili da attribuire. Passati gli anni della scuola sono venuta a conoscenza del fatto che questi oggetti d’arte montana, soprattutto gli affreschi interni alle Cappellette, potevano ricevere finanziamenti pubblici per il loro recupero architettonico e artistico. Infatti, la stessa Regione Lombardia aveva lanciato una campagna di raccolta delle domande per il restauro degli affreschi collocati su case e palazzi. Appresa la notizia, feci un giro a Caspano sollecitando alla partecipazione. I capi si scuotevano come foglie al vento, i volti diventavano perplessi, gli occhi si sbarravano smarriti, le frasi di diffidenza e indifferenza smontavano qualsiasi intraprendenza. I timori dei rischi di perdere soldi erano più forti di qualsiasi altro ragionamento basato sul probabile, possibile valore culturale dell’impresa. Conoscevo molto bene quell’atteggiamento che in tanti decenni ho visto persistere roccioso. Le poche persone che si mostravano sensibili discorrevano mostrando attenzione verso l’importanza di simili iniziative, concludendo infine la conversazione, svelavano che loro non avevano la proprietà di nessun affresco e di nessuna Cappelletta e quindi non potevano aderire a bandi e a finanziamenti di alcun genere. Chi aveva la proprietà non aveva l’interesse culturale e viceversa, chi aveva l’interesse culturale non aveva la proprietà. Bisognava quindi conciliare le due dimensioni dell’interesse e della proprietà unendole in una unica esperienza.

Finalmente, nel 2021 mi trovai a passare per Roncaglia di sotto e fui attratta da un gruppo dal nome “Ciò che è stato è parte di noi”, aggregato intorno al restauro della Cappelletta del Quadrivio (» video su YouTube). Si trattava di persone guidate da volontari e professionisti che stavano creando coscienza sulla necessità di proteggere questo bene patrimonio dell’umanità.

Dopo il primo, nell’estate 2023 si è inaugurato il secondo restauro descritto in tellusfolio.it e divulgato in primalavaltellina.it.

Da allora sono rimasta in contatto con quel gruppo con cui mi sono sentita subito in sintonia per gli scopi perseguiti. Di Cappelletta in Cappelletta procediamo con il restauro attraverso la regola della raccolta fondi a scopo sociale e culturale. Quando possibile si accolgono bandi sull’Arte e sulla Cultura. La forma di finanziamento adottata è quella del donation crowdfunding che sta avendo un seguito rilevante per la trasparenza e la finalizzazione delle donazioni. La prossima Cappelletta in programma di restauro si trova a Santa Croce (Civo). Certamente suscitare interesse culturale è il primo passaggio obbligato per poi aprire la strada al restauro conservativo. Per questo bisogna uscire dall’idea che solo il proprietario sia responsabile della Cappelletta votiva deposta con tanto amore, con senso religioso e devoti sentimenti, lungo il cammino del sentiero che sale e scende e che corre parallelo alla vita terrena.

La Cappelletta raccoglie una concezione del sacro incarnato nella terra che la gente della montagna, in questo caso, rappresentava in uno spazio al quale veniva attribuito un valore divino. Sembra sia sempre più difficile incontrare persone che si fermino davanti alle Cappellette per pregare in modo visibilmente raccolto e profondamente contemplativo. Eppure, nelle Cappellette si depongono statuette, rosari, fiori, fotografie, immaginette, ex voto, messaggi scritti, ricordini. Talvolta le pareti in degrado irreversibile sono alterate da graffiti di natura varia. Tanti ricordi simbolici vengono alla mente: dai nostri avi che lì portavano gioie e preoccupazioni, alle nostre generazioni che si sono viste consegnare cotanto bene e hanno ereditato la responsabilità di custodirlo. Esperienze che si ripetono nel tempo e nello spazio. Noi ci siamo e come Associazione per la diffusione del Fondo Pizzigoni E.T.S. stiamo condividendo l’obiettivo del restauro conservativo delle Cappellette votive che ci vengono segnalate, sia come proprietà privata che come proprietà pubblica (cfr. su pregeo.altervista.org).

Camminare insieme aiuta reciprocamente. Se uno arranca l’altro lo sostiene, nella convinzione che nulla debba essere perduto della cultura di cui le Cappellette votive sono testimonianza duratura. Aspiriamo a farci conoscere affinché si sappia che siamo disponibili a sostenere questa impresa sociale, quale momento di coesione sul territorio. Per promuovere il senso di appartenenza stiamo programmando momenti laboratoriali creativi per bambini ed adulti nei quali il centro di interesse è rappresentato dalla Cappelletta votiva riscoperta come oggetto di gioco e di studio, di esplorazione e di riappropriazione etico-sociale.


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