Giovedì , 21 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Critica della cultura > Arte e dintorni
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Maria Paola Forlani. Dall’arte alla natura la vita avventurosa di Maria Sibylla Merian
28 Gennaio 2024
 

Maria Sibylla Merian non ebbe paura di vermi, blatte, scorpioni, serpenti, tarantole “pelosi come orsi” e più grandi della sua mano; figuriamoci se poteva temere gli uomini della sua epoca. Artista, scienziata, imprenditrice, divorziata, infine viaggiatrice senza maschi attorno; questa elegante avventurosa signora di tre secoli fa pare oggi una specie di eroina protofemminista nelle sue due patrie, la Germania e l’Olanda che colpì perfino Goethe. La sua è una storia che si volge sullo sfondo di un secolo di grandi transizioni, dagli assolutismi agli illuministi, dalla alchimie alle scienze, dal pressappoco alla precisione.

Sono stati i disegni di Maria Sybilla ad incuriosire l’autrice del libro Nel gran teatro della natura (Pendagron editore, 2022, 233 pp., 18 euro) di Brunella Torresin. Questi disegni sono quadretti freschissimi e meticolosamente dettagliati di piante e animaletti curiosi e magari anche disgustosi, come insetti, le falene, le larve, i bruchi opera di una pittrice vissuta a Francoforte (ma anche in altre città tedesche e ad Amsterdam) a cavallo tra Sei e Settecento, figlia d’arte, padre tipografo, dinastia di editori, incisori, artisti. Un ritratto del 1679 ci mostra Merian trentaduenne, espressione sospesa fra gentilezza e determinazione, grandi orecchini di perle e una casta veletta sulle spalle, Bambina prodigio, in tenera età già maneggiava pennelli e bulino, e coltivava una passione inopinata, chissà se psicologicamente spiegabile, per i bruchi e la loro metamorfosi in farfalle. Li disegnava, ma per farlo prima li catturava, come fece per tutta la vita con ogni sorta di esapode ottopode o esserino alato che fosse. Ne fece per mezzo secolo un mestiere, di osservarli, fermarne il volo gli stadi di trasformazione (in un epoca che non conosceva la fotografia) e ricavarne volumi e dispense che andavano a ruba fra collezionisti, studiosi e amanti delle arti. Trovò il tempo di sposarsi, fare due figli, divorziare, riprendersi il cognome da nubile, chiudersi in una comunità calvinista rigorosa, prima di affrontare la sfida che diede senso a tutta la sua vita.

A 52 anni, un’età che per i contemporanei già “notevolmente avanzata”, vendette tutti i suoi averi e li investì in un costoso, lungo, pericoloso viaggio verso i Caraibi, precisamente il Suriname, colonia olandese; perché lì, lei lo sapeva bene, prosperavano bruchi e insetti grandi e meravigliosi. Compiuto solo con la figlia ventunenne altrettanto intraprendente, il viaggio di Maria Sibylla sembrò inusitato allora, ed ancora è affascinante per Torresin che ci racconta con simpatia, narrativamente corretta ma evidente, ricostruendoli vivacemente attraverso i pochi scritti autobiografici (e fortunatamente le molte lettere), quei due anni fantastici trascorsi dalla sua indipendenza, temeraria eroina in quel paradiso di artropodi, mantidi, rettili, gridando di gioia ad ogni scoperta di esemplari sconosciuti, osservando con la lente le omeriche microscopiche battaglie fra ragni e formiche, trasformando la sua abitazione precaria in un terrario in cui gli ospiti coriacei spesso distruggevano le gabbie sciamando per la casa.

L’esito di quel viaggio fu un corposo volume, Metamorpsis insectorum (Amsterdam, 1705) che resistette alle inevitabili critiche dei posteri, forse e soprattutto per quelle spettacolari illustrazioni, così vivide ed eleganti a dispetto dei loro soggetti. Erano, quelli anni in cui estetica e sapienza esitavano a lasciarsi la mano, per un ultimo irripetibile connubio tra arte e scienza, e Maria Sibylla li visse in pieno equilibrio, da “artista naturalista interessata alle relazioni fra una specie e il suo habitat”, ma anche la donna consapevole del suo tempo: dietro di lei Toresin riesce ad animare sapientemente una scena coloniale piena di contraddizioni (Meriam è spesso critica verso l’inerzia e le cattive abitudini dei coloni, di cui tollera lo schiavismo, ed ha uno scambio intenso con i suoi preziosi informatori indigeni, possessori di un sapere secolare sulla microfauna dei luoghi), e soprattutto lo spirito di un’epoca di forti contrasti a cui una donna “modesta nei modi, temeraria nello spirito” seppe regalare un’esistenza unica, orgogliosa, anticipatrice, assieme al suo “virtuosismo pieno di eleganza e di meraviglia.

 

M.P.F.


Foto allegate

 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.7%
NO
 29.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy