La vera misura del tempo non è l’orologio
ma la speranza e l’attesa
Gustav Ebeling
Il 2024 è arrivato e ogni inizio di anno stimola riflessioni sul tempo.
Tempo perduto e tempo disponibile, tempo cronologico e tempo interiore, tempo vuoto e tempo stracolmo, tempo amaro e tempo festoso.
A capodanno tutti a festeggiare, a scambiarsi auguri di pace, di salute e benessere… vane le speranze di cambiare e di trovare il conforto della ragione, della cultura, della civiltà?
Su alcuni volti dei festeggianti, a ben osservare, non si legge né gioia né tristezza, ma sprazzi di desiderio di tirarsi fuori dal tempo presente, quasi una volontà di fuga verso l’oltre, sui volti di altri la fredda indifferenza di chi ignora le guerre e le stragi che insanguinano gran parte della terra.
Rimbombano le voci di uomini che parlano di armi, di assalti, di minacce.
La voce indignata delle donne non ha mai avuto peso, né valore.
Domina la violenza verbale e fisica; sconosciuto il rispetto.
Rispetto inteso come comportamento che favorisce relazioni interpersonali adeguate considerando l’altro nelle sue differenze individuali, senza cercare di manipolarle e senza pretendere che si comporti differentemente da come è, circa il suo modo di pensare, di esprimere la propria opinione, di sentire.
Rispettare è rendersi conto che ogni persona ha diritto di essere esattamente ciò che sceglie di essere, nella piena consapevolezza del proprio valore e della propria dignità. Ciò è stato chiaramente evidenziato dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno, quando, rivolgendosi ai giovani ha detto: “Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici, l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore - quello vero - è ben più che rispetto, è dono, gratuità, sensibilità”.
Dono e rispetto oggi del tutto assenti in ogni strato della nostra società, sempre più inquinata e invischiata nella bramosia di denaro, di potere e di un imperante maschilismo. Maschilismo come presunta superiorità dell’uomo nei confronti della donna generando “violenza di genere” ossia “femminicidi”, segno di un’idea di possesso maschile che è dura a morire.
Dopo la tragica morte di Giulia Cecchettin, pare siano emersi accenni importanti di risveglio della coscienza, specie tra i giovani. Nelle manifestazioni di solidarietà alla famiglia Cecchettin c’erano tante ragazze, ma anche tanti ragazzi che si stanno mettendo in discussione.
Mi sembra che si stia imparando a coltivare le parole giuste e lo si faccia insieme, donne e uomini.
Potrebbe essere un inizio di cambiamento.
Cambiamento da tutti auspicato, delegato dal forte senso del tempo e, del suo fluire inesorabile.
Come si legge nella frase sopra citata, il berlinese Gustav Ebeling ci ricorda che l’orologio non è il vero misuratore del tempo. C’è un’altra misura che ritma il nostro tempo interiore e non è quello oggettivo e cronologico, ma è la speranza e l’attesa.
Unica uscita dal tunnel: coltivarla nella vita vissuta con mente e cuore.
Giuseppina Rando