Spesso in Politica, la verità è dichiarata, non motivata, quindi assoluta, indiscutibile, incontestabile. In Politica, la verità non va intesa come sinonimo di dimostrabilità: tant’è che la verità non è “una”, ma ciascun soggetto che si muove nella competizione politica è depositario di una “sua” verità. A maggior ragione questa riflessione trova riscontro negli schemi della corrente vita politica. Cadute le così tanto biasimate “ideologie” (e quindi la spinta ideale e propulsiva che ne derivava), ciascun soggetto della vita politica (singolo, movimento, partito), ha le sue certezze. C’è chi si professa “europeista”, chi è “sovranista”, chi è stato “sovranista”, ora invece ha scoperto la sua vocazione “saldamente europeista”. Chi è liberale e riformista, chi è democratico (siamo tutti “democratici”), chi è conservatore, chi esprime un qualunquismo radicale, che “non è né di destra, né di sinistra”.
Premetto che condivido pienamente che la moralità deve essere un prerequisito di partecipazione alla vita pubblica. E non condivido alcune “derive” della cd. Sinistra (o, più correttamente, cd. Centrosinistra) nel corso del tempo. Vedi ad es., a titolo esemplificativo, tutte quelle “incrostazioni” di potere, in particolare in ambito locale, che contrastano con il “merito” e confondono talvolta la Sinistra con conventicole chiuse, del tutto estranee ai valori e alla storia della Sinistra. Bisogna rassegnarsi, la spinta propulsiva e ideologica non c’è più (e Nenni, Lombardi, Lama, Berlinguer non tornano più). Altri tempi. La principale ragion d’essere della sinistra si poteva riassumere nel pensiero di Pietro Nenni: "Il socialismo è portare avanti tutti quelli che sono nati indietro". Cultura del partito, delle sezioni e del dibattito interno, della discussione e della partecipazione popolare. Ci si chiamava “Compagni”, per identificare tutti quelli che condividevano l’Idea, ci si dava “del tu” e scomparivano le differenze di classe (il medico, l’avvocato, l’ingegnere erano del tutto uguali all’operaio ed avevano pari dignità all’interno del Partito), nelle sezioni si discuteva e si dibatteva la linea politica, ci si confrontava e si decideva a maggioranza. Cultura del rispetto delle posizioni di chi la pensa diversamente.
Sandro Pertini, socialista e forse il nostro più amato Presidente della Repubblica diceva, citando Voltaire: “Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente”. Mi chiedo cosa sia la Politica, senza un’anima, senza una spinta ideale e propulsiva. Al di là di un certo qualunquismo genericamente “progressista”, rendiamo la “Sinistra” riconoscibile. Scriviamo un Manifesto per una “Nuova Sinistra”, nel segno di un neo-Umanesimo, che metta al centro gli ideali, i diritti, i doveri, il merito, la giustizia sociale.
Giovanni Maria di Lieto