La “terza guerra mondiale a pezzi”, come l'ha definita Papa Francesco, si sta manifestando da tempo e il disordine mondiale l’alimenta in continuazione. L’aggressione della Russia all'Ucraina, la guerra fra Hamas e Israele, i ripetuti rivolgimenti di regimi nell’Africa sub-sahariana e le continue spinte della Cina per alterare gli equilibri nel Pacifico mettono a dura prova l'ordine politico-finanziario che l’Occidente ha definito nel secondo dopoguerra, già indebolito dalla fine dell’unipolarismo americano. Le crisi ambientali, pandemiche, politiche ed economico-sociali irrompono negli equilibri tra gli stati e squassano le deboli democrazie nazionali alimentando i regimi dittatoriali e rinfocolando il fanatismo ideologico e il terrorismo.
Quanto avviene in Palestina è il risultato di questo grande sommovimento mondiale. La libertà, la democrazia, l’uguaglianza e lo stato di diritto, valori che hanno segnato il progresso dell’umanità, sono a rischio in un pianeta dove esiste il richiamo prepotente alla violenza come criterio di regolazione nei rapporti tra gli stati. La via maestra di un diritto superiore a quello delle nazioni sembra abbandonata, così come sono smarrite la ragione e l'umanità. Il conflitto in atto a Gaza ha riproposto l’inutile polemica sulle responsabilità e i torti dei due popoli in causa. La gara a chi è più colpevole è ripresa in grande stile, come avvenuto per la guerra in Ucraina. Non si pensava che fosse ancora possibile vedere nelle nostre città, in Europa come in America, manifestazioni di piazza a favore di chi si spinge a far strage di bambini e a mostrare immagini orribili per terrorizzare l’avversario. E purtroppo non si profilano, a breve, risposte efficaci a una situazione incancrenita.
Per anni la comunità internazionale è girata attorno all’idea dei 'due popoli, due stati'. Adesso almeno un fatto è certo: la guerra scatenata da Hamas è la dimostrazione che questa soluzione è già stata mal applicata. L'organizzazione estremista si è impersonificata in una sorta di stato che ha sovranità su Gaza e può comportarsi come una qualsiasi nazione che, armata, invade il territorio nemico, distrugge, uccide e fa prigionieri. È dunque sbagliata l'idea che essere un'entità indipendente e sovrana comporti relazioni pacifiche coi vicini. Dovremmo saperlo noi europei che, con i nostri stati sovrani, ci siamo massacrati per secoli. A maggior ragione varrebbe per uno stato palestinese che, dislocato in un pezzetto di terra, potrebbe sopravvivere solo se mantenuto in vita da chi ha interesse a usarlo per alimentare l’eterno conflitto con Israele.
Occorre invece prospettare una diversa configurazione di Israele, con una coesistenza dei due popoli sotto una comune entità statale, quale può essere una federazione tra le sei province israeliane e i territori di Cisgiordania e Gaza. Oggi questa soluzione appare indubbiamente impossibile e utopistica, ma anche nel bel mezzo del secondo conflitto mondiale era apparsa irrealistica la riconciliazione tra francesi e tedeschi. Eppure l’idea di un’Europa libera e unita, partita dal Manifesto di Ventotene del 1941, prese corpo proprio avviando un processo di unione federale tra i popoli europei. Dovrebbe essere compito dell’Unione europea promuovere e sostenere un simile percorso in Terrasanta. La via della pace e della riconciliazione potrebbe così riemergere dalle tenebre della guerra.
Giuseppe Enrico Brivio - segretario della sezione “Ezio Vedovelli” Valtellina-Valchiavenna del Movimento federalista europeo
Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio