Poco tempo dopo la mia iscrizione al PSDI. mi viene affidata la direzione del quindicinale Valtellina, organo ufficiale del PSDI provinciale. Con Libero Bonetti vado a ricevere l’on. Matteo Matteotti all’uscita dell’autostrada di Milano, proveniente da altra città, dopo aver tenuto un comizio. Sono ansioso ed emozionato nel conoscere il figlio di Giacomo, capo dei socialisti unitari e martire del fascismo. Seguo attentamente le sue parole. Parla con un accento particolare, una sorta di mescolanza tra il romanesco ed il veneto. Non cita suo padre, vuole apparire per quello che è. Lo capisco benissimo. Mi dice: “Tu che sei della sinistra del partito, vedrai che tra noi e il PSI le cose andranno bene”.
La piazza Garibaldi di Sondrio per l’occasione è strapiena, nonostante il fatto che il PSDI non raccolga molte adesioni. Ma il nome di Matteotti richiama tanta gente. Matteo è un ottimo oratore, parla per un’ora, accusa la DC di molte manchevolezze, auspica un rapporto più stretto col PSI. I compagni sono entusiasti. Il suo discorso piace a tanti. Lo riporto integralmente sul nostro quindicinale Valtellina. Circa un anno dopo, col MUIS (Movimento unitario per l’iniziativa socialista) assieme a Ludovico Vido, Libero Bonetti, Carmelo Alesso dell’esecutivo PSDI e a diversi altri, entro a far parte del PSI. Successivamente vengo eletto nel Direttivo provinciale e, in seguito, nell’Esecutivo. Scrivo qualche articolo per Il lavoratore valtellinese, organo ufficiale del PSI in provincia. Frequento le sezioni, dove faccio preziose conoscenze.
Al termine di una relazione il segretario di una sezione mi chiama da parte, apre un cassetto, ne estrae religiosamente una medaglia che riporta l’immagine di Giacomo Matteotti e la scritta: 1° giugno 1924 (data del suo rapimento da parte di una banda fascista). Dice: “Questa medaglia ho dovuto tenerla nascosta per tanti anni, durante il fascismo, ma non l’ho certo buttata, l’ho solo custodita in un luogo sicuro”. Con l’unificazione i socialisti valtellinesi acquistano ancora più forza. Nel corso degli anni, infatti, accedono al Parlamento della Repubblica italiana Guido Merizzi, Franco Zappa, Libero Della Briotta, Edoardo Catellani, Francesco Forte (eletto a Torino), Dino Mazza. Franco Zappa diventa Presidente della Commissione Giustizia della Camera, Francesco Forte Ministro per l’Economia.
Sergio Caivano