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Marisa Cecchetti. “Tua figlia Anita” di Paolo Massari
01 Novembre 2023
 

Paolo Massari

Tua figlia Anita

Nutrimenti, 2023, pp. 176, € 17,00

 

Nel tempo di un viaggio di ritorno in città dal paesino dove è nata e cresciuta sua moglie, Giacomo Magri ricostruisce la vita con lei, da quando si sono incontrati a diciannove anni, in fila per un timbro, nell’ultimo giorno in cui si poteva chiedere uno sconto alla mensa universitaria. Hanno vissuto insieme trent’anni. Lui è un insegnante, lei non si è mai laureata, anche se ha scritto varie tesi per gli altri.

Ultima delle figlie, molto più piccola delle altre tre, Anita è vitale, curiosa: alle elementari la suora/insegnante la teneva chiusa in bagno per ore perché non stava mai ferma e chiacchierava, finché il padre non l’ha scoperto e l’ha tolta di lì.

Gioiosa nel mordere la vita, pronta a fare sesso col suo Giacomo dovunque, nei bagni dell’università, sul lettone dei genitori, ha vissuto in una casa piccola di città, con tre sole finestre, finché entrambi non hanno preso un impegno scritto di cambiare casa, di cercarla più grande. Hanno amato passeggiare nel tempo libero, ma anche passare domeniche tranquille in casa, lui a correggere i compiti, lei a studiare per qualche esame sempre da dare. Vanno in giro con una macchina che fa uno strano scoppio quando si mette in moto, una 126, e se la tengono così da sempre, la prima macchina che Giacomo ha avuto, chiamato per una prima supplenza a sessanta chilometri da casa.

Anita ama i pranzi della domenica dai suoi per cui si veste elegante, è attenta a non pronunciare parole che possano creare disagio agli altri ed educa a questo anche il marito. Le piace giocare insieme a lui, correre a casa col gelato in mano senza farlo squagliare, fare a gara con la vicina di ritorno dal supermercato per avere il posto al parcheggio.

Non hanno avuto figli dopo un aborto a vent’anni obbligato dalla madre di lei, ma Anita si è legata molto al nipotino Luca e ha provato il dolore dello strappo quando si è allontanato. I genitori in questi trent’anni sono invecchiati, qualcuno se n’è andato all’improvviso, qualcuno ha perso l’orientamento e la memoria.

Una vita di coppia come tante, viene da pensare, dove ognuno conosce il passato dell’altro a menadito, le sue fragilità e i suoi bisogni, non perfetta perché ognuno ha i propri errori. C’è una intesa profonda che li tiene uniti, a completamento reciproco, e le debolezze di entrambi non hanno intaccato la forza del legame: “Non è stato così male vivere insieme”, pensa Giacomo di ritorno dal funerale di Anita, mentre ricostruisce il loro percorso per fissarne la figura, e ascolta le canzoni che hanno amato: una vita senza eroismi, ma del cui ricordo si può gioire.

Ricordare tutto di Anita è un modo per farla continuare a esistere, ora che la casa sarà vuota e nuove azioni saranno da inventare senza di lei: “la verità è che viviamo lungo la nostra assenza, caro signor Luigi Bellucci, genitore di mia moglie. Prima scompare il bambino, poi il ragazzo che sei stato, poi l’uomo con il volto pieno, senza rughe. Alla fine se ne va anche la tua ultima faccia. Uno solo è stato tante persone diverse, impossibili da rivedere”.

Giacomo racconta tutto rivolgendosi al padre di lei, Luigi, morto all’improvviso durante una passeggiata, perché Anita l’ha chiamato invano nei suoi ultimi giorni: come se avesse preso un impegno nei suoi confronti, gli racconta anche i segreti di lei e di loro due, quelli che il padre non ha mai conosciuto.

Si è ammalata Anita che ha condotto una vita esemplare, nel male incurabile e veloce è stata riservata e forte, non ha mai imprecato contro il destino: “Io mica ho avuto poco tempo, anzi! Ed è più quello che ho sprecato”, dice a Giacomo, che le sta sempre accanto, prima che la voce esca a fatica e scompaia. Ma “chi ama non muore mai” e Anita ha saputo amare.

Un romanzo che inizia con un funerale, con le sorelle e i parenti arrivati all’ultimo momento, con una certa fretta diffusa che tutto finisca presto perché una sorella ha fame. C’è il pranzo del funerale nel paesino nativo di Anita, dove di lei nessuno dei familiari dice una parola: Giacomo vorrebbe ascoltare qualcosa, magari dell’infanzia della moglie, invece l’attenzione va al cibo, non a lei che ormai appartiene al passato.

Sui comportamenti dei presenti c’è uno sguardo vigile che registra le rare e vuote espressioni di dolore; la fredda razionalità dei medici è fissata senza commento con duro realismo: quelli di Giacomo sono capi d’accusa di mancanza d’amore.

 

Marisa Cecchetti


 
 
 
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