Si è svolta sabato 28 ottobre, a Cosio Valtellino, presso la “Sala delle Parole” dell’Hotel Rezia Valtellina, l’incontro che apre la stagione sociale della sezione ANPI Morbegno bassa valle. «Un primo appuntamento con i racconti della Resistenza in Valtellina e Valchiavenna proposti dai figli e nipoti dei protagonisti della Guerra di Liberazione dal Nazi-fascismo», dichiara Villiam Vaninetti, segretario della sezione ANPI Morbegno B.V., tra gli organizzatori della rassegna.
«In questa epoca di pensiero debole e di pur deboli passioni, l’ANPI prova, nel suo piccolo, a sottolineare l’importanza fondativa, nella nostra vita sociale, di principi come quelli di democrazia, rispetto dei diritti, eguaglianza dei generi, libertà individuale e giustizia sociale, antifascismo» commenta Antonio Colombo, presidente ANPI Morbegno B.V. Lo fa promuovendo iniziative di vario genere come “...e ancora Fischia il Vento” in cui comuni cittadini raccontano episodi legati alla Resistenza partigiana che hanno coinvolto propri familiari e parenti. Molto si è scritto del periodo in cui si è svolta la Guerra di Liberazione al nazi-fascismo, ma molta storia orale è rimasta confinata fra i muri delle nostre abitazioni.
Ha introdotto la serata il consigliere provinciale ANPI Eraldo Bonavitacola, che ha chiamato anche alla collaborazione, invitando a contattare l’Associazione, per segnalare materiale o testimonianze utili per poter organizzare altre iniziative a tema. «In questo primo incontro» esordisce Bonavitacola «la narrazione riguardava due testi, uno edito da pochi mesi, Ogni riferimento NON è casuale di Lina Porta, e l’altro in circolazione da un po’, Anni perduti di Emilio Tonelli».
I relatori coinvolti sono Gabriele Tonelli, figlio di Emilio, e la scrittrice Lina Porta. A scandire i tempi della narrazione gli interventi musicali al piano di Samuele Bossi, di 16 anni. Ad intervallare i vissuti, anche di carattere familiare di Gabriele Tonelli, le interpretazioni di Annalisa Colombo che ha letto una parte molto coinvolgente di azione del libro e la poesia che introduce la pubblicazione, dal titolo “Il milite” di Paola Mara De Maestri, componimento che è anche impresso su stele sulla Via delle Rimembranze di Piea (Asti). Anni perduti raccoglie le memorie di un protagonista della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza in Valtellina, dal 1939 al 1946. Emilio narra in prima persona il suo percorso personale, prima come alpino e poi come partigiano. Persona molto discreta, per questo motivo le sue memorie sono state date alle stampe postume nel 2008, fu attivista dell’ANPI fino a quando le forze l’hanno sostenuto, in particolare per l’organizzazione del 25 aprile. Ha saputo trasmettere con le sue parole le durezze e le difficoltà di quegli anni, unitamente alle speranze di pace e libertà. Pagine intrise di tanta umanità, si parla anche di amicizia e solidarietà, desideri di pace e libertà. Per il suo coraggio gli è stata conferita una medaglia al valor militare ed è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, anche lui fervido partigiano. Il libro, battuto a macchina da Emilio mentre prestava servizio presso la polizia civile a Como dopo la Liberazione, è stato, dopo la sua scomparsa, ripreso in mano dal figlio Gabriele, che insieme alla moglie, Paola Mara De Maestri, l’ha rivisto dal punto di vista della punteggiatura, lasciando intatta la forma espressiva. Anni perduti, è uscito nel 2008, edito dal Circolo Culturale F/N Morbegnese con il contributo della Pro Valtellina.
Ad interpretare poesie e scampoli delle storie raccontate nel libro Ogni riferimento non è casuale di Lina Porta, Aletti editore, è stata Maria Spini, vice presidente ANPI Morbegno B.V. I passi scelti ci hanno regalato commoventi fotografie di un’epoca nella quale le donne dovevano essere più che mai forti, sia nel ruolo di mogli e madri, sia come vittime di internamenti e anche come attiviste partigiane. Nella sua esposizione Lina Porta, psicologa e psicoterapeuta, mediatrice famigliare, di Morbegno, ha raccontato che il titolo e le storie narrate, non si riferiscono a faccende che riguardano persone specifiche. Non hanno un nome o un cognome. Percorrono i sentieri di tutte e di tutti, cercando le intersezioni, le oasi e i buchi neri. Spesso le storie si soffermano su un istmo, narrano di violenza, di abuso o di morte emotiva. Il tratteggio può diventare terribilmente reale e può capitare che qualcuno o qualcosa si riconosca in un pezzo di storia o della Storia. E allora è qui che ogni riferimento può divenire non casuale».
«La poesia e la scrittura mi hanno sempre aiutata nel ricomporre il tutto», conclude l’autrice Lina Porta. «Per dare senso e significato alle cose e agli eventi. Per soffermarsi e non passare oltre. Da sempre consiglio ai miei pazienti di utilizzare la narrazione scritta come mezzo anche terapeutico, come percorso di autoconsapevolezza». (Red.)