In questi mesi, su San Siro “abbiamo visto cose che voi umani” non avreste mai immaginato.
Le due Società milanesi che, con l’arroganza di chi sa di avere il coltello dalla parte del manico, fanno forti pressioni sul Comune (ricattano?) affermando che vogliono costruire i loro stadi altrove (con quali soldi?). Il Comune di centro sinistra che fa ricorso – in nome delle “ricadute economiche”! – contro la Soprintendenza alla Belle Arti, simbolo di quella cultura che dovrebbe essere nel DNA della Sinistra. Un Comune che si definisce ambientalista ma nei fatti vuole assolutamente un progetto che, secondo il consigliere comunale Carlo Monguzzi, una delle poche voci sensate e fuori dal coro, “causerebbe l’emissione di 210mila tonnellate di Co2 e 150 camion al giorno per 5 anni, un disastro ecologico”.
E poi: Sgarbi che dice cose sensatissime. Al contrario degli altri politici di Destra che – per una volta – vanno a braccetto con quelli di Sinistra purché vada in porto l’affaire immobiliare da un miliardo di euro (e oltre). E ancora: personaggi pubblici ma anche semplici tifosi che legittimano l’abbattimento di San Siro in nome di mantra inculcati, imparati a memoria e assolutamente non dimostrati del tipo: “le Società di calcio devono possedere un loro stadio”.
A tutto questo schifo, come ha scritto decenni fa Luciano Bianciardi: “Io mi oppongo”. E ritenendo “che vivere significhi essere partigiani” (scusatemi, amo le citazioni…), prendo posizione e chiedo a voi tutte e tutti di fare altrettanto. Perché penso che dietro l’abbattimento di San Siro ci sia quel “partito del cemento” che da sempre domina su Milano. Perché voglio che in primo piano vengano posti l’ambiente, la sostenibilità, la Storia e – se permettete – il cuore e i ricordi di chi, in quello stadio, è cresciuto e ha visto crescere i propri figli. Io pretendo che non si ragioni esclusivamente con le logiche capitaliste che mettono davanti a tutto i soliti danee. Lo pretendo, soprattutto da una Giunta di centro Sinistra!
Anche perché di alternative, ce ne sono. E considerato che i media – come sempre cassa di risonanza dei poteri forti – ne parlano pochissimo, ho pensato di presentare quella di Riccardo Aceti, ingegnere strutturista, professore a contratto al Politecnico di Milano, e di Nicola Magistretti, ingegnere civile, esperto di project-construction management.
Il progetto è pubblicato sul sito di Radio Popolare, che prima dell’estate ha fatto un sondaggio i cui risultati sono stati inequivocabili: il 90% dei milanesi è per la riqualificazione.
Il piano di fattibilità Aceti – Magistretti si pregia di rigenerare il monumento storico di San Siro, chiaro esempio della genialità costruttiva italiana, mediante la creazione di una galleria panoramica unica al mondo, collocata in sostituzione totale (o anche solo parziale) delle tribune del terzo anello esistente. L’operazione di riqualificazione, che comprenderebbe altresì le aree e i sotto tribuna del primo e del secondo anello, ha innanzitutto il pregio di salvaguardare l’impianto esistente, icona riconosciuta a livello internazionale e già dotato di tribune poste a ridosso del campo di gioco, senza interrompere le partite durante i lavori di ammodernamento, garantendo inoltre la sostenibilità ambientale e l’assenza di consumo di suolo. Nel piano di fattibilità sono inclusi interventi migliorativi delle strutture esistenti anche attraverso il riciclo del calcestruzzo delle opere decostruite. Inoltre, particolare attenzione è posta all’efficientamento e miglioramento energetico – tecnologico – funzionale dell’impianto. I costi prospettati (circa 300/350 milioni di Euro) risultano pari alla metà di quelli previsti per la realizzazione del nuovo stadio ipotizzato dalle squadre, con caratteristiche prestazionali equivalenti, se non addirittura superiori al nuovo (ad esempio mantenendo una capienza di almeno 70.000 spettatori, in funzione della quantità di decostruzione del terzo anello), sia in termini di redditività che di ricavi. Il tutto risulta compatibile e rispettoso di eventuali vincoli che potranno essere apposti al secondo anello da parte della Soprintendenza. I lavori di ammodernamento possono essere ultimati prima di quelli necessari per la realizzazione di un nuovo impianto, anche in sinergia con quelli previsti per la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi Invernali 2026, potendo eseguire lotti funzionali scelti ad hoc. In linea con la concezione dei nuovi stadi moderni, gli interventi previsti per la riqualificazione possono prevedere aperture 7 giorni su 7, spazi commerciali, spazi multimediali, punti di ristoro e permanenza, musei, con il pregio di offrire una nuova prospettiva da cui seguire le partite e i concerti nella nuova galleria panoramica, con possibilità di integrare e ampliare significativamente i servizi e le aree hospitality anche al primo e al secondo anello. È inoltre in corso di approfondimento la possibile esecuzione di una copertura mobile integrativa dello stadio (che lo renderebbe totalmente coperto all’occorrenza), oltre al brevetto di un sistema di sottopavimentazione del prato che permetta l’installazione rapida di porzioni di palco per attività ed eventi extracalcistici. Risulterà in ogni caso possibile eseguire interventi esterni allo stadio, nel rispetto dell’indice di P.G.T. vigente, ad esempio anche per riqualificare le aree a parcheggio oggi già cementate e le limitrofe aree già urbanizzate, con un vantaggio fondamentale: libertà di decidere dove e come realizzare gli interventi extra stadio, salvaguardando le attuali aree verdi. A tal proposito, potrebbe essere introdotta la riqualificazione del “quarto lato” dello stadio (Via Piccolomini), anche ai fini di mitigazione acustica verso l’ex-trotto. Inoltre, ad esempio, nel rispetto dei principi dello studio d’area “MOSAICO SAN SIRO”, presentato recentemente alla stampa dall’assessore comunale Tancredi, ad integrazione dell’ammodernamento dello stadio potrebbero essere realizzate soluzioni plano-altimetriche che possono razionalizzare e riqualificare le aree esterne pubbliche esistenti, con totale salvaguardia del verde profondo esistente e con esecuzione di volumi polifunzionali dotati di tetto verde, edificati sopra le aree attualmente cementate a copertura dei parcheggi. Potrebbe dunque nascere un distretto polifunzionale e polisportivo in un parco verde, anche su più livelli.