Robert Brasillach
Sei ore da perdere
Traduzione di Alessandro Bernardini
Edizioni Settecolori, 2023, pp. 248, € 22,00
Roberto B. - personaggio già conosciuto in altri romanzi di Brasillach - cerca e incontra, al suo ritorno da tre anni di prigionia in un campo tedesco della Westfalia, una giovane donna che le appare ben diversa da come se l’era immaginata. Gliene aveva parlato a lungo il suo compagno di camerata Bruno Berthier, che lo aveva pregato di cercarla a Parigi e di fargliene avere notizie. Robert B. deve aspettare sei ore il suo treno e ne approfitta per rivedere la città e rispondere alla richiesta dell’amico.
Di lei aveva visto una foto un po’ sbiadita che Bruno teneva come una reliquia, l’ultima donna incontrata e amata durante una licenza prima che scoppiasse la guerra, prima che anche Bruno fosse fatto prigioniero dall’armata dell’Est negli ultimi giorni della resistenza francese all’invasione tedesca.
Un’immagine di cui la prigionia ha dilatato il significato affettivo: una ragazza molto più giovane di lui incontrata in un cabaret a vendere mazzetti di viole, con cui aveva trascorso i dieci giorni della licenza: “una giovane ragazza, quasi una bambina, senza cappello, i capelli arruffati e un vestito nero da quattro soldi […] La ragazza si teneva sulla soglia, gli occhi lameggianti, come un uccello abbagliato”. Le aveva detto: “Prendo i vostri fiori, sedetevi con me”. Con lei il tenente Berthier aveva riscoperto l’allegria della giovinezza, perché Marie-Ange Oliver mostrava di avere “il dono di un’infanzia eterna”.
La giovane donna che il tenente Roberto B. incontra, alloggia presso la vedova Bizard, una affittacamere curiosa e ciarliera, lavora al Soccorso nazionale per la merenda delle mamme, frequenta giovani studenti che rappresentano, con le loro idee contrastanti, la confusione e il disordine della Francia occupata, immiserita, lontana da quella che lui aveva conosciuto quando era studente a Parigi: “la pressione della realtà, il mercato nero, i rifornimenti ufficiali ridotti, l’incuria, la miseria opposta all’opulenza più scandalosa e il terrorismo, e la rappresaglie, e le partenze dei lavoratori prelevati dalla fabbriche tedesche, e i cospiratori che volevano fare la guerra clandestina alla Germania ma che non volevano sopportarne le conseguenze, gli arresti, le condanne, le convinzioni e i sacrifici che bisogna accettare, ovunque ci si trovi.”
Era la donna della fotografia, “il viso un po’ meno spaventato, più deciso, e perfino un po’ duro.” Perché l’ispettore Gillier la sta cercando?
Un inquietante personaggio non più giovane, Guillaume Hooten, compare periodicamente nella stanza di Maria-Ange, si intrattiene con i suoi amici, li conquista con la sua esperienza di uomo vissuto: “Gli altri si lasciavano un po’ intortare da lui, bisogna ammetterlo. Dà spesso l’impressione di essere piuttosto in gamba, un uomo adulto che comprende la vita, e poi aveva i soldi”. In effetti ha bisogno di loro per i suoi piani criminali.
Chi è, chi è stato nella vita di Marie-Ange quest’uomo, l’olandese Guillaume Hooten, che viene trovato con due pallottole in testa sul confine franco belga, mentre cerca di portare in Spagna un cosiddetto carico di merletti. Chi l’ha ucciso? Roberto B. diventa investigatore.
Il quadro si chiarisce piano piano nel racconto di Maria-Ange, mentre lo accompagna alla stazione allo scadere delle ore parigine, poche ma sufficienti per fargli sentire una nostalgia acuta dei tempi passati, insieme allo stupore e al dolore per la situazione presente, inimmaginabile quando era nel campo di prigionia.
Personaggio misterioso quello di Marie -Ange, che conserva nel profondo del cuore la piccola immagine di un berretto rosso da bambino. Chi è stato per lei? Ha stupito un tempo Bruno Berthier, che l’ha sorpresa a pregare davanti alla foto di un bimbo posta tra due candele accese. Gli ha mentito? Stupisce ora Robert B. con le sue rivelazioni, determinata, chiara, fredda. Il suo Bruno non la riconoscerebbe più.
Marisa Cecchetti
P.S. Robert Brasillach (1909-1945) - che fu giornalista, critico militante, saggista ma soprattutto romanziere - dopo che i tedeschi evacuarono Parigi nell’agosto 1944, si costituì in seguito all’arresto della madre, della sorella e del cognato. Accusato di collaborazionismo, fu condannato a morte dopo un processo sommario, senza che a nulla fossero serviti gli appelli al generale De Gaulle da parte di tanti intellettuali francesi che ne chiedevano la grazia. Era uno dei pochi che aveva mostrato qualche dubbio e “non credeva più nella vittoria tedesca né tantomeno la auspicava”, come appare in uno dei tanti dialoghi del romanzo.