Quando Cesare Marelli decide di tornare a Bormio per passarvi gli ultimi anni della sua intensa vita, un pensiero fisso lo perseguita: quello di rintracciare tutti i partigiani per ricordare assieme i momenti che lo hanno segnato per sempre, quelli della Resistenza, quelli del battaglione Stelvio. Si dà subito da fare. Rintraccia tutti i partigiani dell’Alta valle ancora in vita. Li convince a rivedersi tutte le settimane, di martedì, per riandare con la memoria ai tempi passati, per partecipare alle tante celebrazioni e commemorazioni che si tengono in tutta la Valtellina e nella Valchiavenna, alle quali prendono parte le autorità istituzionali dei vari paesi interessati, per rilanciare i libri sulla Resistenza, per stimolarne l’edizione di altri, per realizzare dischi che riportino il contenuto delle loro azioni, dei loro ricordi.
Ogni martedì l’Hotel Silene di Bormio ospita l’incontro dei partigiani, ai quali viene riservata un’apposita sala. I partigiani discutono a lungo, ricordano, scherzano. L’incontro si conclude immancabilmente con un pranzo conviviale tra commilitoni ed amici. Vengo invitato anch’io a parteciparvi, cosa che faccio con grande piacere almeno due o tre volte all’anno. Conosco meglio i partigiani presenti, i loro sentimenti, le loro aspirazioni. Persone per bene, che hanno dedicato la loro gioventù alla Resistenza per conseguire il bene inestimabile della libertà, per raggiungere la gioia di vedere la fine della loro avventura con la sconfitta del nazismo e del fascismo.
Oltre a Cesare Marelli, ricordo con rimpianto Pietro Sechi, il più anziano di tutti, umile e silenzioso ma felice di ritrovarsi con i vecchi compagni. E poi il mitico Fulvio De Lorenzi, che ha utilizzato i telefoni dell’AEM presso la quale lavorava per lanciare messaggi alle forze partigiane con lo scopo di tenere i collegamenti, trasmettere ordini, segnalare pericoli. “Sai” mi dice “alla fine non se ne poteva proprio più, non vedevamo l’ora che tutto finisse!”. Ed ancora Gigi Canclini, il “bocia” della brigata perché più giovane di tutti, minato nella salute. Sapendo che anch’io avverto qualche problema di salute, mi chiama per telefono. “Come stai?” mi chiede, senza far cenno alla sua grave situazione. Mi commuove ancora pensare al suo interessamento nei miei riguardi, nelle condizioni fisiche in cui si trova.
Il ricordo dei partigiani dell’Alta valle, e delle loro imprese, viene portato ancora avanti da diversi amici, già presenti da tempo alle riunioni presso l’Hotel Silene ed oggi attori in prima persona. Ne ricordo alcuni: Attilio Trabucchi, il Dr. Gallina, Martinelli ed altri. Auguro a tutti loro un buon lavoro.
Sergio Caivano