Lucia Valcepina
Il paradosso dell’ossigeno
Dominioni Editore, 2022, pp. 95, € 13,00
Il primo incontro con Lucia Valcepina risale al 2015, nella bellissima location del Castello Paribelli, ad Albosaggia, nell’ambito della quinta edizione del Festival della Letteratura, manifestazione alla quale avevamo partecipato entrambe come autrici. Ho avuto occasione, sempre in quell’anno, di proporle la prima intervista, sempre per Tellusfolio. Sono onorata, a distanza di qualche anno, di poter riprendere i contatti con lei e di poter continuare il cammino di conoscenza con questa brillante interprete, del panorama letterario valtellinese, così attiva ed appassionata della scrittura. «Amo le parole e il loro scarto sottile rispetto alla realtà… Tutto quello che esce dalla mia penna è frutto dell’insonnia, dei miei viaggi e di un’ostinata passione per la letteratura», dichiara Lucia. Anche il teatro appartiene alla sua sfera degli interessi ed è per lei «la seconda fonte di passione insieme alla scrittura, ambiti paralleli». Al filone delle donne, come trama, sono anch’io molto legata e il suo ultimo libro, Il Paradosso dell’ossigeno, dà proprio voce a due personaggi femminili. Per questo mi sento di consigliarne la lettura, anche agli uomini.
– Come ti sei avvicinata alla scrittura?
Da ragazzina scrivevo, accompagnandomi con la chitarra, testi brevi, di natura musicale e ritmica. Dai diciannove anni in poi, la scrittura è diventata per me una pratica quotidiana e, in seguito, una professione. Inizialmente, mi sono occupata di saggistica e reportages, dopo di che è subentrata la collaborazione con i giornali, in particolare con La Provincia, e oggi sono tornata all’originaria passione per la narrativa e la drammaturgia.
– Sei autrice di libri, giornalista ed interprete teatrale. Come riesci a conciliare queste tre attività? Hai una preferenza?
Sono tre attività che, nel corso del tempo, si sono sempre intrecciate. Dalle prime esperienze presso il Teatro Franco Parenti e l’editore La vita felice, cui si è aggiunta la collaborazione con varie testate, non si è mai generato un conflitto tra i vari ambiti, piuttosto un processo di contaminazione, di reciproco nutrimento. Tuttavia, la scrittura resta il fulcro attorno al quale gravitano le altre attività, il cuore pulsante.
– Dove trovi le idee per imbastire nuove trame, costruire personaggi e ambientazioni per i tuoi romanzi?
Le idee nascono ovunque: dalla quotidianità, dagli incontri, dalla reazione ai fatti contemporanei, dalle espressioni artistiche che hanno sempre forgiato la mia immaginazione. Devo dire che il confronto con intellettuali e artisti, che caratterizza il mio lavoro, è sempre stato uno spunto fecondo per immaginare e costruire nuove storie.
– Quanti libri hai al tuo attivo? Ce n’è uno al quale sei particolarmente legata?
Ho scritto parecchi saggi, un reportage narrativo, un racconto fiabesco e, per citare il più recente, il romanzo Il paradosso dell’ossigeno, edito da Dominioni. Forse è quest’ultimo il più amato perché mi ha permesso di chiudere il cerchio di una riflessione sull’arte e sulla maternità, associandola a una ricerca stilistica. Sono molto legata, però, anche ai libri che ho curato: la raccolta di racconti della slavista Milli Martinelli, Ancora e sempre aprile, e il romanzo collettivo del gruppo Schiribìz, nato da un laboratorio di scrittura collettiva che ho condotto nel 2015 presso la Biblioteca di Bormio.
– Il Paradosso dell’ossigeno è la tua ultima pubblicazione. Ce ne vuoi parlare?
Il paradosso dell’ossigeno è un romanzo breve che narra di due donne, madre e figlia, che si ritrovano bloccate in galleria sul vagone di un treno a causa di un guasto. Nel tentativo di reggere la vicinanza forzata, dopo che per anni si sono evitate, provano a dialogare come non hanno mai fatto, e, involontariamente, in quella situazione liminare, claustrofobica, risalgono alle origini della loro relazione, ai suoni puri, ai significanti. Scoprono sotterranee affinità e un nuovo modo di comunicare.
– Attualmente di cosa ti stai occupando?
Sto lavorando a un progetto dedicato a Dario Fo, insieme al regista Guido De Monticelli, e, per quanto riguarda la scrittura, mi sto occupando di alcune figure di artiste, dal duplice punto di vista narrativo e drammaturgico. Un modo per raccontare il Novecento attraverso le rivoluzioni dello sguardo e la lotta per i diritti civili.
Lucia Valcepina, autrice e performer, scrive per gli inserti culturali del giornale La Provincia di Como, Lecco e Sondrio per il quale cura anche la rubrica “Interviste dal bosco” dedicata a scrittori, artisti e intellettuali del nostro tempo, e la serie letteraria “Valtellina d’autore”. Ha pubblicato reportage, saggi di Storia del teatro per la rivista Comunicazioni sociali, il racconto breve Alfred e Jack, con Lux Bradanini, e ha curato laboratori espressivi e di scrittura collettiva. Collabora con i gruppi d’improvvisazione Caravan Social Band e Mopso Project. Nel 2019 ha scritto e portato in scena il monologo Precari con Alessandro Castelli e, nel 2022, lo spettacolo musicale All of me insieme a Consuelo Orsingher.
Il suo sito personale: www.luciavalcepina.it