Mentre in Valtellina è in atto una difficile vertenza sindacale alla Riello di Morbegno, dove i lavoratori in somministrazione a tempo indeterminato sono stati licenziati, sul fronte occupazionale giungono fortunatamente segnali in controtendenza. Una prima concreta risposta dell’Unione europea alla crisi economica e sociale scoppiata con la pandemia da Covid-19 ha dato i suoi frutti e in qualche misura è stata il prodromo del Pnrr su cui oggi l’Italia si sta giocando una parte importante del suo futuro. Eppure il programma Sure non ha goduto di grande risalto mediatico presso l’opinione pubblica. Ma a torto, come rivelano i dati forniti da Bruxelles nel suo rapporto conclusivo su questo progetto.
Rivolto esclusivamente a imprese e lavoratori colpiti dai lockdown, Sure ha permesso di finanziare gli ammortizzatori sociali, salvando solo nel nostro Paese quasi 500mila posti di lavoro e facendo risparmiare alle casse dello stato quasi 4 miliardi di euro in interessi. Sure infatti ha inaugurato la nuova stagione degli eurobond, diventati poi la base del Next generation Eu e dei relativi Pnrr; la Commissione europea dopo aver emesso titoli sul mercato ha raccolto circa 100 miliardi di euro che ha poi girato agli stati membri sotto forma di prestiti. L’Italia ha incassato attorno ai 27 miliardi e mezzo, ovvero più di un quarto di queste risorse. Però qual è stato il vantaggio per il nostro Paese, siccome sempre di prestiti si tratta, ossia di soldi da restituire? La differenza la fanno gli interessi: Bruxelles riesce a finanziarsi sul mercato a tassi più bassi rispetto a quelli che il nostro governo otterrebbe coi suoi titoli del tesoro. Il risultato è che, per sostenere la spesa straordinaria in ammortizzatori sociali, l’Italia ha potuto godere di condizioni vantaggiose che le hanno consentito di risparmiare in circa due anni 3,76 miliardi di interessi, stando al rapporto della Commissione europea.
In base alle stime, in Italia nel 2020 ha beneficiato del Sure il 60% dei lavoratori, un quinto dei quali autonomi, e all’incirca la metà delle piccole e medie imprese. Le percentuali sono scese a meno del 30% nel 2021-22, comunque nel complesso il programma ha sostenuto in tutta l’Ue circa 31,5 milioni di lavoratori dipendenti e autonomi e oltre 2,5 milioni di imprese finanziando misure come la cig. Dunque dobbiamo essere grati a Sure per il forte impatto che ha avuto nell’aiutare i lavoratori e le imprese europee a superare la crisi pandemica, a dimostrazione - come ha sottolineato Paolo Gentiloni, uno dei fautori del programma - dell’efficacia degli strumenti comuni per rafforzare la resilienza delle nostre società ed economie di fronte agli shock. Se ne rammentino Meloni e Salvini prima di mettere sotto accusa il commissario europeo per il suo supposto rigorismo. Lo strabismo sovranista arriva al punto da ritenere Gentiloni uno straniero, anziché un rappresentante italiano nella Commissione europea, che fino a prova contraria fa gli interessi comuni a tutti i paesi dell’Ue e non quelli delle singole nazioni. Piuttosto la Le Pen e Orban, amici fidati del leader leghista, non sono certo da annoverare tra i patrioti sostenitori delle istanze italiane quando al contrario è appurato che difendono a spada tratta le cause di casa loro e si disinteressano di quelle da risolvere con misure condivise (vedi alla voce migranti, ma questo è un argomento da trattare a parte).
Guido Monti