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Giuseppina Rando. Piccole ambizioni disperate 
Nota a margine di “La stazione termale” di Ginevra Bompiani
08 Settembre 2023
 

Ginevra Bompiani

La stazione termale

Sellerio editore, Palermo 2012, pp. 160, € 12,00 (€ 8,49 e-book)

 

L’esistenza privata di ognuno si regge sul segreto e, forse in parte, per questo l’uomo civile si dà tanto nervosamente da fare perché sia rispettato il segreto della vita privata.

Anton Čechov, La signora col cagnolino

 


Rileggere un libro dopo anni, sorprende sempre: si scoprono allusioni e significati sfuggiti alla prima lettura assieme al delinearsi di nuovi contorni alla visione della quotidiana realtà la cui densità di senso non risulta mai del tutto esplorata.

Si tratta di La stazione termale di Ginevra Bompiani.

Una storia coniugata al femminile da quattro donne nell’ambiente di un centro di benessere (la stazione termale) e raccontata con una scrittura naïf.

Sono Emma, la zia, accompagnata dalla nipotina Lucy e due amiche non più giovani, Giuseppina e Lucia.

Fin dall’inizio aleggia tra loro un’aria di mistero e di segreti attraversata da evanescenti figure maschili in uno spazio “fuori e lontano pur “dentro” ai singoli pensieri generati dalla necessità di riempire il vuoto scavato dalla mancanza di un rapporto totalizzante.

È quanto si scopre, a poco a poco, nella narrazione di questa storia piuttosto complessa nell’apparente semplicità.

Sono donne che in un modo o nell’altro brillano per la loro tipicità: l’anima di Lucia brucia in verticale, quella di Giuseppina brucia in orizzontale, quella di Emma lampeggia come il faro di un porto dove trova rifugio la bambina in cerca d’amore.

Sembra che tutte, compresa la bambina (vivace ed intelligente scova e riannoda i fili delle varie vicende), abbiano un conto sospeso con lo scorrere del tempo: arrivati ad una certa età cambiare è pericoloso… chi è vecchio resta vecchio, chi è brutto resta brutto. Anche dentro tutto resta uguale, chi soffriva soffre, chi vegetava vegeta… Eppure fioriscono ovunque le stazioni termali, centri dove si curano le malattie della vanità.

E così l’elisir di lunga vita è solo un’illusione dove si nasconde l’inferno che l’eterna giovinezza ha chiesto sempre come prezzo da pagare.

Riflessioni che Ginevra Bompiani suggerisce sempre con stile sobrio susseguendosi con sottigliezza.

Intreccio di corpi e di pensieri: in ogni gesto e in ogni sguardo, vicini e distanti sempre in contraddizione nel vorrei e non vorrei.

Amare vuol dire dare quel che non si è mai ricevuto a qualcuno che non lo vuole sosteneva lo psicanalista francese Jacques Lacan, citato in epigrafe nella seconda parte del testo; frase che evoca ferite e prelude impossibili soluzioni.

Pagina dopo pagina fili di pensieri fugaci e veri intessono un racconto enigmatico, una sorta di gioco molto realistico, dove ad una tessera che è un segreto se ne aggancia un’altra tanto che, nello scorrere della narrazione, prendono forma caratteri ed emozioni e si delineano i diversi modi di affrontare la vita.

Affiorano temi delicati e profondi: il tempo, lo spazio, la solitudine.

Tempo interrotto o sospeso, spazio recintato o smisurato dove le persone non possono cambiare, gli amori non possono consumarsi.

Le chirurgie estetiche, le cure de La stazione termale sono da “leggere” come il tentativo del genio della bambina la quale vorrebbe fermare il tempo soprattutto quando il tempo è passato e il corpo invecchiato.

Il corpo altro elemento essenziale, ma fugace…

In un gioco di rimandi e ricerche Ginevra Bompiani, con la leggerezza del proprio stile brillante, rivela la freschezza dell’infanzia perpetua nell’eloquente immagine zen di un corpo pensante disteso sull’erba, avvolto dalla fresca aria del mattino:

Tutto può accadere, com’è bello finché nulla accade.

 

Giuseppina Rando


 
 
 
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