Dopo aver liberato la Valtellina e la Valchiavenna dal nazifascismo, i nostri partigiani non chiedono nulla, non ottengono praticamente nulla, se non una indennità di poche migliaia di lire che dovrebbe ripagarli di tanti rischi e sacrifici sopportati. Alcuni tornano al lavoro, altri lo cercano o se lo inventano, altri ancora sono costretti ad emigrare nella vicina Svizzera. Comincio a conoscerne qualcuno: Luigi Negri, Giulio Chiarelli, Ideale Cannella.
Ancora giovanissimo Luigi Negri, di Castione, subito dopo la Liberazione, apre una mensa destinata in gran parte ad operai ed impiegati che, nell’intervallo di lavoro, non possono o non vogliono rientrare a casa. Il cibo fornito è di ottima qualità, cucinato personalmente dalla madre di Luigi. I clienti si moltiplicano, gli affari vanno bene. Passano diversi anni. Luigi decide di fare un salto di qualità. Apre un albergo sul Lungo Mallero, l’“Europa”, che dirige con capacità. In poco tempo diventa molto conosciuto ed utilizzato da tanti turisti e, anche, da sondriesi. Negli ultimi tempi si ammala, lascia la direzione al figlio. A me rilascia un prezioso dattiloscritto contenente la storia delle imprese della sua Brigata, la 40ª Brigata “Matteotti”, guidata da Germano Bodo, Ettore Mascheroni e Nazareno Pillitteri, padre del futuro sindaco di Milano Paolo Pillitteri, con la quale ha combattuto durante la Resistenza, alla quale ha aderito sin dal suo costituirsi. È da ricordare che la Brigata viene ribattezzata “Riccardo Rinaldi” in onore dell’eroico partigiano ferito nel corso di uno scontro coi fascisti alla centrale del Venina, rifugiatosi a Castione per guarire e qui sorpreso dai fascisti, torturato ed ucciso. Poco prima della Liberazione, un battaglione della stessa Brigata riporta il nome di Andrea Graziadelli “Moro”, altro eroico partigiano catturato dai fascisti sul Lungo Mallero di Sondrio durante una sparatoria, torturato ed infine ucciso perché non rivela i nomi dei compagni e la sede della base della formazione.
Conosco il mitico Giulio Chiarelli, comunista e galantuomo di Chiavenna che, dopo aver subito dai suoi implacabili persecutori fascisti una serie di condanne alla galera e addirittura al confino, non pratica nei loro confronti, dopo la Liberazione, nessuna forma di vendetta. Ci troviamo spesso, a Sondrio. Discutiamo di politica. Lui comunista, io allora socialista democratico. Alcune cose ci uniscono, molte ci dividono. Ma sempre col massimo reciproco rispetto. Un giorno mi dice: “Voi del PSDI non siete socialisti, siete riformisti”. Non ha tutti i torti. Lavora alacremente alla CGIL, dove ha occasione di occuparsi dei più deboli, d’identificarsi con gli interessi e con le aspirazioni dei lavoratori, ai quali rimane attaccato per tutta la vita. Raggiunta l’età della pensione decide di trascorrere gli ultimi anni in Liguria, in pace con se stesso e con gli altri.
Come già detto, nel PSDI, ancora inesperto, dirigo il quindicinale del partito, Valtellina, che spesso faccio fatica a riempiere. Mi aiuta Marino Maria Balsimelli, sanmarinese, allora redattore capo de Il Giorno per la provincia che scrive alcuni articoli per il nostro periodico usando pseudonimi diversi. Per allargare la cerchia dei collaboratori mi viene suggerito di rivolgermi a Ideale Cannella, già scrittrice di successo, che dedica gran parte dei suoi libri alla guerra di Liberazione ed alla sua partecipazione alla stessa. Le telefono. Vado a trovarla con un compagno. Ci riceve nella sua bella casa di Grosio. Conosco così la popolare scrittrice, a suo tempo partigiana “Matì”. Mi colpisce la signorilità, la finezza e la disponibilità. Per lei la Resistenza, alla quale ha preso parte, ha una sua sacralità. Richiede dedizione assoluta. Dice subito che si sente più vicina al PSI che al PSDI. Le chiarisco che faccio parte della corrente che si batte per l’unificazione socialista. Ci promette d’inviarci qualche articolo. Lo farà, anche lei usando pseudomini.
Quando poi col MUIS (Movimento unitario d’iniziativa socialista) passo al PSI ho occasione di conoscere altri partigiani: Franco Zappa, già comandante “Foglia” della 2ª Brigata “Stelvio”, e Libero Della Briotta. che collabora coi partigiani dal suo posto di lavoro, da dove rilascia messaggi utili alle formazioni partigiane.
Sergio Caivano