Dapprima ha portato la Lega dal secessionismo padano a un acceso nazionalismo da far invidia ai fratellini d’Italia scaldati dalla fiamma tricolore che continua ad ardere nel loro simbolo. E non è stato un caso, visto che poi come ministro dell’interno del governo gialloverde ha alimentato il sospetto che il suo impegno principale fosse quello di cavalcare l’onda popolare anti migranti con una serie di provvedimenti al limite della costituzionalità, anziché gestire al meglio il fenomeno. E non vale la scusante che si sia trattato del peggiore esecutivo mai apparso a memoria d’uomo nell’era repubblicana (per intenderci, quello del Bibì Giggino, del Bibò Giuseppo e del capitan Cocoricò Matteo). Ma la prova indiscussa del palese sovranismo di Salvini è stata fornita dall’incondizionato appoggio alle sconcertanti dichiarazioni riportate in un libro scritto di suo pugno dal generale Roberto Vannacci. Costui può vantare come marchio di fabbrica un curriculum militare di tutto rispetto dove trovano posto i ruoli di comandante della task force 45 nel corso della guerra combattuta in Afghanistan, di responsabile del 9° reggimento d’assalto paracadutisti ’Col Moschin’, di comandante della brigata paracadutisti della ’Folgore’ e di responsabile del contingente italiano nella guerra civile in Iraq.
Ebbene il leader leghista, che quantomeno è tra i pochi politici in carica ad aver assolto gli obblighi di leva, non ha avuto nulla da obiettare sulle opinioni espresse dal generale contro gli ambientalisti, le femministe, i gay e gli immigrati, anzi ha rivendicato il diritto di Vannacci ad esprimersi liberamente in materia. E del resto cos’altro poteva affermare scriteriatamente chi ha malcelato la sua profonda ammirazione per un altro militare d’altro rango ex membro del Kgb, quel RasPutin che, oltre a segnalarsi per l’invasione dell’Ucraina, spedisce all’altro mondo coloro che gli danno fastidio (vedi alla voce Prigozhin)? Beh, se non altro è ormai evidente che Salvini ha scavalcato a destra la Meloni, e ne fa fede la sua alleanza al Parlamento di Strasburgo - da lui frequentato saltuariamente per 11 anni, salvo godere del vitalizio da ex europarlamentare… - con la Le Pen e l’ultradestra tedesca di Afd, cui vorrebbe aggiungere l’ungherese Orban. A questo punto è accertato che l’autentico neofascista della scena politica italiana è proprio Salvini e non la Meloni, indotta a più miti consigli dalla collocazione internazionale dell’Italia di cui a suo tempo il ’capitano’ non ha tenuto conto. Ma è indubbio che l’Italia senza l’Europa non ha futuro, e viceversa.
Guido Monti