Per la prima volta dopo tanto tempo l’opposizione, con l’unica, prevista assenza di Italia viva, si è ritrovata unita nel presentare al Governo ed alla maggioranza la proposta dell’introduzione, nel nostro Paese, di un salario minimo obbligatorio per tutti, salario corrispondente a 9 euro lorde per ogni ora lavorativa. La proposta ha già visto l’attuazione in diversi Paesi europei. In Germania, ad esempio, è stata determinata in 12 ore lorde.
È ovvio che l’introduzione di un salario minimo lordo orario impedirebbe alle imprese di applicarne uno inferiore. Lo scopo è proprio quello d’impedire, per legge, trattamenti economici inferiori, del resto consistenti nella concessione di salari da sfruttamento. Il salario minimo per tutti stroncherebbe questa possibilità. Interessa direttamente 4 milioni di lavoratori, che percepiscono oggi un salario inferiore. La proposta è apprezzata, stando ai sondaggi, dal parere favorevole di oltre il 75% degli italiani. È favorevole la CGIL, anche se i sindacati dei lavoratori vedrebbero ridursi le loro capacità di contrattazione collettiva, che comunque continuerebbe per livelli più elevati di remunerazione. Forse anche per questo il Governo, sostanzialmente contrario all’iniziativa, ha consentito ad un incontro tra le parti. Per la prima volta, si sono incontrate due folte delegazioni, guidate dai maggiori leaders: quella delle opposizioni, e quella della maggioranza di Governo.
Dall’incontro non è, per ora, scaturito niente di concreto: l’opposizione è rimasta compatta nella sua richiesta, mentre la maggioranza ha rinviato tutto alla ripresa dei lavori parlamentari, ritenendo necessario, nel frattempo, sentire il parere del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Il che significa, in realtà, buttare la palla in tribuna. Nel frattempo l’opposizione ha già raccolto, in appoggio alla richiesta, oltre 240.000 firme. Invece questa destra approfondirà tutti gli elementi che, a suo avviso, ostano all’applicazione della norma nella sua formulazione semplice e chiara. È molto probabile che, con tutta una serie di scuse, la maggioranza, mascherandosi dietro una serie di motivazioni più o meno vere, dirà di no, magari con una serie di motivazioni diverse. Quindi, a mio avviso, la proposta di salario minimo, così come è stata presentata, non passerà. È tuttavia possibile che, a seguito di questa eventuale decisione, la maggioranza di Governo veda ridursi i propri consensi.
Sergio Caivano