Il quotidiano Il Manifesto ha pubblicato, in prima pagina, la foto della Meloni accompagnata dalla dicitura OMISSIS. Il riferimento, piuttosto ovvio, è al suo comportamento in occasione della quarantatreesima ricorrenza della strage perpetrata alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980. Persino Ignazio Benito La Russa, presidente del Senato, e Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei deputati, questa volta hanno sottolineato che si è trattato di una strage neofascista. Strage accertata dalle indagini della magistratura che hanno condannato all’ergastolo alcuni esponenti della destra eversiva, tra i quali Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Nessuna ombra di dubbio sulla matrice della strage. Semmai c’è da chiedersi come mai, dopo una condanna all’ergastolo, Fioravanti e Mambro siano oggi liberi.
Resta ancora da appurare in via definitiva chi siano stati non gli esecutori, come visto già noti, ma i fiancheggiatori ed eventualmente gli ispiratori della strage. In questo contesto, così chiaro, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ritenuto doveroso, con un suo apposito messaggio, sottolineare la matrice neofascista dell’attentato che procurò 85 vittime e circa duecento feriti: “La matrice neofascista è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli di apparati dello Stato” ha dichiarato.
In un contesto quale quello sommariamente riassunto, appare del tutto disdicevole che la premier Meloni, sempre presente in ogni occasione, da quelle importanti a quelle del tutto secondarie, non abbia trovato il coraggio di definire correttamente la strage di Bologna come una strage neofascista. Anzi, ha precisato l’impegno del Governo per giungere alla verità. Ecco, il problema è proprio questo: alla Meloni la parola neofascista non esce di bocca, neppure in occasioni rilevanti storicamente come questa. Significa, purtroppo, che abbiamo un Presidente del consiglio che non sa, non vuole riconoscere la Storia. In questo modo si rende, come ha titolato La Repubblica del 03/08/2023, un “oltraggio alla memoria” delle vittime e dei feriti di quell’infausta giornata. Per fortuna, Bologna non dimentica e sa riconoscere i colpevoli di quell’eccidio. In realtà, come ha sottolineato, sempre sul quotidiano ricordato, il vice presidente dell’associazione parenti delle vittime Lambertini, “La destra tiene a certi suoi legami più che alla giustizia”.
Sergio Caivano