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Alberto Figliolia. “Sebastião Salgado. Amazônia” 
A Milano, Fabbrica del Vapore, fino al 19 novembre 2023
Yara Ashaninka, territorio indigeno di Kampa do Rio Amonea, Stato di Acre, Brasile, 2016
Yara Ashaninka, territorio indigeno di Kampa do Rio Amonea, Stato di Acre, Brasile, 2016 
27 Luglio 2023
 

Un paesaggio maestoso, la Natura sovrana, come in una sorta di primo giorno della Creazione. Persone dignitose e fiere. Un ineguagliabile panorama di biodiversità. Il respiro della foresta e il fluire eterno delle acque, fonte di vita. Un messaggio alla società umana affinché comprenda quel che è necessario fare – preservare un ambiente incontaminato, un aspetto edenico (al di là di ogni idealizzazione) – e quel che occorre non fare – distruggere, abbattere alberi, bruciare, rendere infertile il suolo.

Amazônia” di Sebastião Salgado è una mostra che avvolge, emoziona e rende consapevoli. Visitabile fino al 19 novembre, l’allestimento è davvero splendido, un orizzonte di immagini fotografiche (in numero di 200) immersivo, un itinerario di scoperta senza pari. Nel perimetro interno della struttura scorrono le fotografie come visioni, si direbbe in uno stato di sospensione, un bianco e nero in formato gigante e di estremo incanto. Par d’essere dentro quel verde ancestrale groviglio, nelle nuvole che si creano, nella pioggia che cade, ombre e luce. Una magia. E in mezzo all’esposizione altre isole d’immagini, questa volta degli indios amazzonici ripresi nella loro naturalezza, autentici ritratti psicologici, capaci di restituire una verità che sovente si tende a ignorare o a rimuovere.

Un viaggio fascinoso, ma anche intriso di malinconia quando si pensa alle devastazioni ambientali prodotte in questi anni, con oltre 700mila kmq di brutale deforestazione con la complicità della politica e nel sostanziale disinteresse mondiale.

«Sin dal momento della sua ideazione, con Amazônia volevo ricreare un ambiente in cui il visitatore si sentisse avvolto dalla foresta, immerso sia nella sua vegetazione rigogliosa sia nella quotidianità delle popolazioni native. Oltre a immagini di diversi formati, sospese a diverse altezze, la mostra include spazi che ricordano le “ocas”, le tipiche abitazioni indigene, evocando in modo vivido i piccoli e isolati insediamenti umani nel cuore della giungla», così si esprime il grande fotografo brasiliano.

La mostra si avvale di una traccia musicale, soffusa e morbida, sognante, appositamente composta da Jean-Michel Jarre e ispirata ai suoni naturali: il fruscio delle piante, versi animali, canti di uccelli, il mormorio o il fragore dell’acqua. È possibile inoltre vedere/sentire interviste nelle ocas e assistere in due sale alla proiezione di immagini: in una i paesaggi boschivi, nell’altra i tipi umani.

Alcuni dati relativi all’Amazzonia: 4.196.943 kmq; tocca 9 Paesi del Sud America in un territorio che è circa 10 volte la superficie della Francia; la sua foresta è la più grande del mondo; 370.000 sono gli individui autoctoni (contro i 5 milioni precedenti la “scoperta” portoghese) per 188 gruppi (di cui oltre 140, identificati, che non hanno mai avuto rapporti con il mondo esterno) e 150 differenti lingue; 1100 gli affluenti del Rio delle Amazzoni, di cui 17 lunghi oltre 1500 chilometri, e il gran fiume riversa nell’Atlantico ben il 20% dell’acqua dolce di tutto il pianeta, vale a dire 17 miliardi di tonnellate ogni giorno (e 20 miliardi al giorno è il volume d’acqua dei “fiumi volanti”); un albero della foresta può pescare acqua sino a 60 metri di profondità nel suolo e produrne fino a 1.000 litri.

«La foresta amazzonica è l’unico luogo al mondo in cui l’umidità dell’aria non dipende dall’evaporazione degli oceani: ogni albero funziona come un aeratore che ogni giorno pompa nell’atmosfera centinaia di litri di vapore acqueo, creando i cosiddetti “fiumi volanti”, la cui portata supera quella del Rio delle Amazzoni». In effetti è incredibile la vista delle nuvole che si offre. «Questa mostra» scrivono Sebastião Salgado e Lélia Wanick Salgado «è il frutto di sette anni di esperienze umane e spedizioni – via terra, acqua e aria – in Amazzonia. Ancora in gran parte sconosciuta, questa regione di meraviglie – nella cultura e nell’ingegno dei suoi abitanti, nel mistero, nella potenza e nell’impareggiabile bellezza – non smette mai di stupirci».

Suruwahá, Zo’é (dal caratteristico poturu, un grande piercing ligneo inserito nel labbro inferiore), Awá-Guaja, Ka’apor, Timbira, Guajajara, Waurá, Kamayurás, Kuikuro, Awetis, Mehinako, Yawanawá, Macuxi, Ingariko, Patamona, Taurepang, Wapichana, Yanomami, il più grande gruppo etnico indigeno al mondo con contati sporadici” (popolazione di 40.000 individui, il 70% dei quali in Brasile, il restante in Venezuela), Korubo, Ashaninka, i quali commerciavano con gli Incas... Una magnifica varietà umana, d’immensa dignità, di straordinaria cultura e di ataviche incredibili tradizioni, che merita rispetto, tanto quanto il paesaggio in cui tali comunità vivono, polmone del pianeta, un ambiente non facile certo ma di potente e struggente bellezza.

Amazzonia, il nostro futuro.

 

Alberto Figliolia

 

 

Sebastião Salgado. Amazônia. Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, Milano. Fino al 19 novembre 2023. A cura di Lélia Wanick Salgado. Mostra promossa dal Comune di Milano e dalla Fabbrica del Vapore. Organizzazione: Contrasto, Civita, General Service and Security.

Info: sito Internet www.salgadoamazonia.it; tel. +39 3397138171.

Orari: lunedì, martedì, mercoledì 10-20; giovedì, venerdì, sabato e domenica 10-22. Orario estivo in vigore nel periodo dal 16 luglio al 31 agosto: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica 12-22; lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima.

 

 

 

© Sebastião Salgado/Contrasto per le due foto del servizio.


Foto allegate

Famiglia Korubo. Stato di Amazonas, Brasile, 2017
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