Francesco Mezzotera
Viaggio curioso di San Francesco sui Navigli di Milano
Dal Lago Maggiore al tetto del Duomo
Il Rio, 2022, pp. 224, euro 18,00
Vicol di Lavandee/ anmò impastaa de fumm e de miseria./ Ròba normal, jer./ G’hinn pù e su i ringher/ resta domà ’l silenzi. (Vicolo dei Lavandai,/ ancora impastato di fumo e di miseria./ Roba normale, ieri./ Non ci sono più e sulle ringhiere/ rimane soltanto il silenzio.)
Luigi Cazzetta
Milano città d’acqua. La magia dei Navigli. Il fascino antico dei corsi d’acqua che solcavano la città e costituivano delle cinte liquide di immensa suggestione. Mestieri che si sviluppavano lungo le acque, case e giardini lussureggianti che vi si affacciavano, là dove ora scorre l’impietoso traffico. Barconi che, partiti dal Lago Maggiore (lì erano le cave di Candoglia), risalivano il Naviglio Grande trasportando i marmi che servivano alla costruzione del Duomo. Facile perdersi in questa nostalgia da temp indree. Facile, ma giusto, bello e fecondo.
Non c’è probabilmente un milanese, e non solo di antica anagrafe, che un po’ non rimpianga questo panorama di Milano come città avviluppata in un reticolo di canali e rogge. Rimangono tuttavia un tratto di Martesana, la Darsena, rivitalizzata dopo anni di abbandono e quasi degrado come luogo di socialità e incontri, il Naviglio Pavese e il Naviglio Grande, la cui bellezza è incontrovertibile. Una storia remota, la sua, che ha accompagnato con fedeltà la città verso cui si dirige (con affetto, osiamo affermare).
Viaggio curioso di San Francesco sui Navigli di Milano. Dal Lago Maggiore al tetto del Duomo di Francesco Mezzotera cerca di ricostruire, come esplicitato nel titolo, quel malioso itinerario, fra realtà presente e immaginazione. E il lettore s’imbarca sulla chiatta che dal Navili approderà in via Laghetto passando per la Darsena, via Conca del Naviglio, via De Amicis (cerchia interna dei Navigli), via Francesco Sforza. Da via Laghetto, interrata dagli asburgici, il marmo percorreva, per giungere alla erigenda e sempre in fermento cattedrale meneghina (1386 la data di origine), l’ultimo breve tratto via terra.
Nel tragitto si toccavano (e si toccano) luoghi iconici o anche soltanto curiosi, ciò che la coinvolgente narrazione di Francesco Mezzotera fa con emozione scoprire. Il libro ha un magnifico apparato di immagini che sottolineano le particolarità di una storia (o sarebbe meglio dire... vocazione?) che parte da lontano. Dai segni delle funi lungo l’Alzaia, ancora adesso ben visibili, quando occorreva trainare controcorrente con la forza animale, al Barchett de Boffalora, che fungeva da mezzo di trasporto pubblico; da Ronchetto sul Naviglio e dalla Cascina Corio a un celebre luogo di musica jazz, vale a dire il Ca’ Bianca-Capolinea, e alla Cascina Restocco; dal Ponte Richard Ginori, autentico capolavoro d’ingegneria, alla Canottieri Milano. Le stratificazioni storiche sono tangibili dando il segnale di quello che Milano è sempre stata, è, nel suo incessante divenire.
A un certo punto si erge la Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio... una “chiesa doppia” (XII-XV secolo), di grande bellezza, un angolo di medievalità nella metropoli contemporanea, con gli interni intimi e avvolgenti. A seguire: i ruderi della Cascina Campagnola, un tempo utilizzata come stazione per il cambio dei cavalli; il Palazzo Galloni; gli struggenti cortili delle case di ringhiera, crogiolo di umanità popolare, cuore pulsante delle generazioni che ci hanno preceduto; la Libreria Libraccio, una vera istituzione ambrosiana. Sono anche i luoghi della famosa poetessa Alda Merini, la più grande interprete e cantrice dei Navigli. La sua dimora era posta in Ripa di Porta Ticinese 47. Scomparsa nel 2009, le è stato dedicato un ponte che scavalca il ramarro della corrente del Naviglio Grande.
Siamo ormai nella zona della movida, ma le architetture e l’atmosfera la fanno da padrone... Santa Maria delle Grazie al Naviglio, il famosissimo Vicolo dei Lavandai, con ancora gli stalli di pietra dove si sfregavano i panni. Il Ponte dello Scodellino ed è la Darsena, il porto di Milano. A due passi Porta Cicca, vale a dire Porta Ticinese, e nella piazza XXIV maggio una imponete quercia secolare. Non distanti la Basilica di Sant’Eustorgio e quella di San Lorenzo. Ma torniamo sulle acque, che non ci sono più e che pure continuano a vivere nella nostra mente... via De Amicis, nei cui pressi era l’anfiteatro romano; via Molino delle Armi (“qui in passato ci saremmo imbattuti in un mulino che, sfruttando la corrente delle acque, affilava le spade prodotte in città e rivendute in tutta Europa”), dove è possibile ammirare al civico 2 un’antica sciostra, una sorta di deposito/magazzino di legna e carbone; via Santa Sofia, con il Santuario di Santa Maria Bambina; la Ca’ Granda, ospedale fondato nel 1465, ora occupato dalla Università Statale, struttura di superba bellezza coi suoi porticati e cortili; i Giardini della Guastalla. Vicinissime sono la Chiesa di Santo Stefano, dove fu battezzato il Caravaggio, e San Bernardino alle Ossa, cosiddetto per una cappella completamente rivestita di ossa (impressionante!).
Il viaggio del blocco di marmo, e nostro, è quasi terminato. Ma tanto ancora ci sarebbe da vedere: la Rotonda del Pellegrini, Piazza Fontana e, infine, la immane e toccante magnificenza del Duomo cui viene dedicata un’ampia appendice con un elenco di innumerevoli curiosità.
Un lavoro certosino che spinge alla (ri)scoperta di una Milano diversa dai luoghi comuni che allignano e da stereotipate convenzioni (e convinzioni). Francesco Mezzotera ha anche fondato un blog, Milanocuriosa, evolutosi poi in qualcosa di più, per raccontare la sua città. Una passione che ha condotto alla pubblicazione di un libro che narra con dovizia di particolari, abbondanti notizie e tanto sentimento, una Milano ignota a tanti. In realtà essa è lì, ai nostri occhi ammirati e stupiti.
Alberto Figliolia