21 febbraio 2007, primo pomeriggio. Conversazione tra il senatore Franco Turigliatto e sua moglie...
– Franco, allora faccio la pasta stasera? Ti preparo i fusilli.
– No, preferirei spaghetti. Per ragioni di coerenza, il fusillo è metafora del vezzo borghese di ritorcere la verità su se stessa, mentre lo spago manifesta tutta la sua proletaria comunanza nell’unirsi ai suoi simili.
– Ma non ce li ho gli spaghetti.
– E allora non voto! Non è possibile che, dopo 20 anni di matrimonio, tu ancora mi costringa alla disciplina della posizione unanime. Ma stavolta non cedo: ho una mia coerenza e voglio manifestare a tutti il mio dissenso.
– Senti, coerente, guarda che quando torni c’è da spostare la macchina: l’amministratore ha detto che non puoi tenerla in cortile.
– La levo solo se, al posto della mia auto, si fa spazio per la Skoda del compagno moldavo Adnan, che sta cercando di avere il permesso di soggiorno da mesi e dorme vergognosamente, a tutt’oggi, nella sua familiare.
– Ma Franco, lo sai che non è possibile. Ci sono anche i vicini e...
– E allora non voto! Non è possibile che, dopo 30 anni di trotskismo locatario, io ancora sia costretto alla disciplina del mutismo condominiale. Ma stavolta non cedo: ho una mia coerenza e voglio manifestare a tutti il mio dissenso, se necessario organizzando una manifestazione in piazza.
– Ma se hai sì e no 3 amici... Senti, questa tua coerenza comincia a irritarmi. Piuttosto, va a pagare il gas, lì alla tabaccheria di Coni Zugna.
– Pago solo se il tabaccaio accetta di appendere dietro il bancone la foto del Che mentre Fidel gli lava i capelli.
– Franco, diamine! Lo sai che il tabaccaio è di Forza Italia.
– E allora non voto! Non è possibile che, dopo 50 anni di alcolismo militante e attivismo tobagista, si debba ancora accettare che il populismo delle destre goda di rendite da monopolio. Ma stavolta non cedo: ho una mia coerenza e...
Un boato dall’Aula copre le ultime parole della moglie, prima di riattaccare il telefono
– tu-tu-tu...
Mentre l’onorevole Turigliatto guarda esterrefatto il telefono, al Senato l’Unione va sotto di due voti e il governo Prodi cade.
Ringraziamo le forze di Polizia per avere recuperato il testo della conversazione telefonica, di cui riportiamo in calce le ultime battute, con le parole che la consorte di Turigliatto sceglieva prima di appendere il ricevitore:
– FRANCO, VAFFANCULO!!!
Luciano Canova
(per 'l Gazetin, marzo 2007)