Da sempre i partiti si sono occupati della TV di Stato, lottizzando i vari canali. Lo facevano, tuttavia, con un certo criterio redistributivo che, in qualche modo, rispecchiava i valori elettorali delle varie forze in campo. Così, la prima rete era appannaggio del partito che aveva conseguito più voti alle elezioni, e cioè della DC, mentre la seconda rete veniva riservata ai socialisti e la terza ai comunisti. Col passare degli anni, in modo diverso perché erano mutati gli schieramenti politici, si procedette sempre con un criterio di suddivisione delle reti televisive della TV di Stato che rispondeva, più o meno, alla stessa logica spartitoria. Era, per l’appunto, quella che si definiva lottizzazione.
Col governo guidato dalla premier Meloni si è rotto l’equilibrio spartitorio per arrivare ad una spregiudicata occupazione delle reti televisive, tutte appannaggio della maggioranza di Governo. Non a caso, il quotidiano La Repubblica ha recentemente aperto la prima pagina col titolo, “Meloni occupa i TG” precisando che “Il Governo di destra e la maggioranza dopo otto mesi hanno preso il 70% degli spazi dell’informazione politica Rai”. Ciò significa che all’opposizione resta uno spazio pari al 30%. I dati sono forniti dall’Osservatorio di Pavia.
L’invasione riguarda in particolare il TG2, seguito a ruota dal TG1. Solo il TG3 mantiene un minimo indispensabile di pluralismo dell’informazione. La persona onnipresente in tutti i telegiornali è costituita dalla premier Meloni, nonostante che il suo governo, fino adesso, non abbia fatto praticamente nulla, al di là di qualche provvedimento di bandiera. Fabio Fazio, conduttore della trasmissione “Che tempo che fa”, con altissimi indici d’ascolto, capita l’antifona, ha lasciato la Rai per approdare a Discovery che va in onda sulla Nove. Anche Lucia Annunziata, conduttrice di “Mezz’ora”, ha abbandonato la Rai. Al nuovo indirizzo resiste, per ora, “Report”. Se a questo si aggiunge che le varie reti Mediaset si comportano ancora peggio, nel senso che all’opposizione viene riservato un margine di spazio ancora minore, se ne deduce che l’informazione è praticamente in mano alla destra ed al Governo.
La cosa è molto importante. Gli italiani leggono poco i giornali nei quali, peraltro, prevale la componente favorevole al Governo ed alla maggioranza e, conseguentemente, attingono le informazioni in misura nettamente prevalente dalle TV. Ma se queste appaiono, per lo più, a senso unico, riesce difficile far passare le idee della minoranza, a sua volta non omogenea in quanto a vedute politiche e a programmi. Mi chiedo: ma questa è ancora una democrazia, o ci stiamo avviando verso una sorta di democratura illiberale sulla falsariga di quelle esistenti in Ungheria ed in Polonia?
Sergio Caivano