ha il mio volto
il nemico di fronte
anch’egli conserva una foto
stropicciata
con un sorriso di donna
nella tasca interna
della giubba di fango secco
e la donna stringe un bambino
fra le braccia pallide
lo sguardo del bambino è intento
guarda a un orizzonte
di spini, di schegge
di cielo impazzito
a un urlo bloccato dai gas
un grido che sa di metallo
di mandibole rovesciate
poi c’è il nemico dietro
indossa la mia stessa divisa
parla la mia stessa lingua
il suo fucile ha una canna rigata
e il colpo che partorisce
(sigillo di re)
è infallibile
dritto alla schiena
se il nemico con il tuo stesso volto
ti risparmia
dritto alla schiena
se il nemico con il tuo stesso volto
di contadino strappato
alla terra
ti risparmia
e un rosso fiore ricama
alle spalle la giubba
caduta nel fango
che penetra nella tasca interna
insozzando la foto
stropicciata
con un sorriso di donna
e il bambino
fra le braccia pallide
solo gavette
e croci di nervi
e muscoli dilaniati
ed elmetti spersi
nelle pietraie del dolore
nelle fosse dove i ratti
consumano
il lauto pasto
… orizzonte
di spini, di schegge
di cielo impazzito
un urlo bloccato dai gas
un grido che sa di metallo
di mandibole rovesciate
Alberto Figliolia