Si è rivelata un flop la risposta delle imprese lombarde al click day del 27 marzo scorso, previsto dal decreto flussi 2022 per permettere ai datori di lavoro di avanzare le loro istanze in merito all’ingresso di cittadini stranieri per motivi di lavoro subordinato, incluso quello stagionale. Le richieste sono state meno di 16 mila, pari al 20% delle disponibilità, e rappresentano solo il 6,5% delle domande arrivate da tutt’Italia. È presumibile che le aziende regionali siano state dissuase dal basso numero di posti offerti, all’incirca 83 mila, rispetto ai 252 mila richiesti, ovvero tre volte tanto. Tra le province si distingue Milano con quasi 7 mila richieste, quasi tutte relative a subordinati non stagionali, così come nel caso delle più di 2 mila arrivate da Brescia. Il settore maggiormente interessato a questa tipologia di occupazione è l’edilizia, e per quanto riguarda i Paesi di provenienza dei lavoratori la preferenza va al Bangladesh davanti all’India e al Marocco.
Il problema è che non si riesce a trovare personale sufficiente alle esigenze produttive. Secondo le analisi di Unioncamere e Anpal nel prossimo quinquennio in Lombardia ci sarà bisogno di circa 715 mila lavoratori, in aumento per effetto degli investimenti previsti dal Pnrr, e stando alle previsioni effettuate ne mancheranno ben 300 mila, quindi un numero superiore alle istanze giunte dall’intera Penisola. Ne risentirà in particolare l’agricoltura e i responsabili del settore si sono affrettati a richiedere un nuovo decreto flussi per evitare che la produzione delle derrate alimentari possa subire danni per mancanza di addetti. Ma il governo invece cosa fa? La prova del sovranismo dell’esecutivo a guida Meloni viene da un atto criticato anche dalla Cei, la Conferenza episcopale italiana, ovvero il provvedimento di stato d’emergenza adottato per far fronte ai flussi migratori. È notorio che il tema sia da sempre un cavallo di battaglia della Lega di Matteo Salvini, ma Meloni non si discosta granché da una linea di altrettanto netta chiusura verso i migranti. Dopo aver ventilato il blocco navale prima di vincere le elezioni ed essere poi indotta a più miti consigli (non foss’altro perché obbligata ad agire in un condizionante contesto internazionale), adesso non trova di meglio che negare la protezione speciale ai rifugiati e istituire un commissario per l’emergenza migratoria, attirandosi la veemente opposizione di sindaci e regioni non allineati col governo. Per giunta l’inflessibile Giorgia cerca di rimediare accordi coi Paesi africani per arginare quella che viene ritenuta una vera e propria invasione di extracomunitari in Italia.
Chi nasce quadro non può divenire tondo e i sovranisti nostrani non fanno eccezione, dunque in vista delle elezioni europee del prossimo anno non resta che ribadire ancora una volta come la vera alternativa sul tappeto rimane esclusivamente quella fra chi intende chiudersi fra le mura di casa propria e chi invece guarda ad un’unione sovranazionale per dare risposte concrete ai tanti problemi epocali, come quello migratorio, da affrontare e risolvere con eque soluzioni e non cavalcando gli umori del proprio elettorato.
Giuseppe Enrico Brivio - segretario della sezione “Ezio Vedovelli” Valtellina-Valchiavenna del Movimento federalista europeo
Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio