Siamo ormai a pochi giorni dalla Liberazione. Mentre Mussolini, ancora sul Garda ove è sottoposto ad un attento controllo da parte dei nazisti, pensa già alle possibilità di una fuga, alcuni fascisti, a cominciare dal testardo Pavolini, credono ancora nel tante volte discusso ridotto alpino della Valtellina, dove organizzare la difesa dagli attacchi partigiani, intensificatisi negli ultimi tempi. Dalla Germania giungono reparti della Milice francese. Il 18 aprile ’45 un grosso contingente di fascisti francesi guidati da Darnard sta passando sulla strada per raggiungere il presidio di Grosio al fine di rafforzarlo. I partigiani seguono le loro mosse e prendono le contromisure.
Difatti, appena giunti all’altezza dell’AEM, tra Grosotto e Grosio, vengono attaccati dai partigiani. Il forte contingente francese è preceduto da due grossi camion contenenti armi, munizioni ed altro materiale esplosivo. L’attacco partigiano riesce a centrare in pieno i due camion, che esplodono fragorosamente. Diversi francesi della scorta cadono, altri vengono fatti prigionieri. Purtroppo, nell’azione, perde la vita il comandante partigiano Emilio Pini. Un altro comandante patriota, Guglielmo Valmadre, viene ferito seriamente da una imprevista reazione da parte di un prigioniero e muore verso sera.
All’azione partecipano i gruppi partigiani di Franco Zappa “Foglia”, di Bruno Scilironi “Caligola” in appoggio ai partigiani locali, che sono la maggioranza. Tra questi, va annoverato Giuseppe Rinaldi del reparto della “Tredici” aderente alla Brigata Mortirolo, nel dopoguerra Presidente provinciale dell’Anpi dal 1988 a 2011 che, nel libro intitolato Ribelli in Valgrosina (ed. Tipografia Poletti, Villa di Tirano, 2012, pp. 186-194), fa un’accurata descrizione della fasi salienti dell’intensa giornata sfociata nella battaglia forse decisiva per le sorti del conflitto.
Quel 18 aprile 1945 risulta importante perché la sconfitta inflitta ai miliciens francesi è decisiva. Segna, di fatto, la fine dell’offensiva nazifascista, la cessazione dei rastrellamenti e, in particolare, il crollo dell’idea, vera o solo sperata, del ridotto fascista in Valtellina. L’ultima battaglia, quella di Tirano del 28 aprile, dopo la fuga dei tedeschi in Svizzera, verrà condotta in chiave puramente difensiva da parte dei fascisti italiani e francesi e si concluderà la sera stessa con la loro resa ai partigiani.
Sergio Caivano