Maria Elisabetta Giudici
L’aroma inconfondibile del tè
Una giovane donna diventa spia per trovare sé stessa
Morellini Editore, 2023, pp. 280, € 18,00
“Da Ururi fuggì in Puglia, a Polignano, dov’era cresciuta. Mi partorì sulla spiaggia e, sicura che qualcuno mi avrebbe trovata, mi lasciò sulla sabbia, avvolta in una copertina di lana, accanto a una barca tirata in secco, al riparo dal vento”. Questa madre è Delicata Lorusso.
L’inizio del 1800 vede un alternarsi di Francesi e Borboni nel sud Italia, con un susseguirsi di vittime e di persone in fuga: Delicata era riuscita “a dileguarsi per i vicoli del paese e a raggiungere un ovile, dove rimase nascosta finché i soldati rinunciarono a cercarla. Bellissima quanto indomabile”.
L’uomo che raccoglie la bambina il 24 giugno del 1818 è uno scozzese fuggito da Edimburgo, approdato in Corsica e poi in Puglia con la moglie corsa più anziana di lui. La donna non può avere figli e l’arrivo della neonata è la sua consolazione: “Considerò il mio arrivo un dono del cielo e fece di me il suo giocattolo: per ore si divertiva a insegnarmi a cantare e a ballare, a recitare versi che imparavo a memoria senza fatica, a intrecciarmi i capelli e a vestirmi con cura, ma non appena le prendeva la tosse mi mandava in cucina a giocare da sola”.
La bambina è Charlotte a cui il padre, dopo la morte della moglie, fa da educatore e maestro: “Con lui imparai a orientarmi nei boschi, a nuotare nel fiume, ad accendere il fuoco; approfittava delle notti estive per mostrarmi le costellazioni e delle giornate di sole per insegnarmi i nomi dei fiori e degli animali; conosceva un’infinità di storie di folklore e mitologia che io non mi stancavo mai di ascoltare”. Con lui gira per la provincia “con una valigia di cartone e i nostri preziosi strumenti musicali: una sedia e una pentola […] Da quei due oggetti, che percuotevo con le mani e sbatacchiavo a terra, a volte con cattiveria, altre con amore, riuscivo a liberare una musica con tempo, melodia e ritmo, che accompagnava le nostre canzoni, perlopiù di poveri pescatori e di dimenticati”.
Charli non resiste al richiamo della madre vera e la cerca fino ad arrivare in Tunisia, impresa complessa per una ragazzina allora diciassettenne, ma non per lei, dal carattere indomabile e con gli “occhi del diavolo”.
Trovare un imbarco per una ragazzina sola è impensabile, allora che cosa rimane da fare se non camuffarsi da uomo, visto che di mozzi ne hanno bisogno?
Inizia così una storia tumultuosa per mare e per terra d’Africa, che ci fa incontrare corsari, tuareg, mercanti di schiavi, violenza, che affronta le tempeste sul mare e le sabbie nel Sahara, che ci porta in Tunisia e in Egitto nel momento in cui l’attenzione dei colonizzatori europei è rivolto all’istmo di Suez, con spie francesi e britanniche che si fanno guerra senza scrupolo per mettere le mani sulle carte del futuro canale e assicurarsene il controllo. Intanto si ha un quadro storico del tempo, degli aspetti politici, dei rapporti tra le due sponde del Mediterraneo, si entra nei suq come nelle vie di Alessandria. Si scopre la dolcezza dei tramonti africani ma anche l’amicizia vera e l’amore.
Per sopravvivere a Charli non rimane altro che diventare una spia al servizio dell’Inghilterra sotto le sembianze di una dama francese, Florence de Sauvigny, con tutti i rischi che lo spionaggio comporta.
Dovrà recitare la parte, scissa: come Florence, rispondere alle attenzioni maschili di una spia francese - fedele agli ideali socialisti di Saint Simom -, agire sottraendosi ai tranelli e agli agguati; come Charli, continuare la ricerca della madre.
Come in ogni spy story è rocambolesco il susseguirsi delle azioni, è facile trovarsi davanti a un morto sgozzato; capita che la morte sia evitata per scaltrezza o per la perfetta rete organizzativa e di sicurezza entro cui si agisce. O magari per fortuna.
C’è un perfido personaggio maschile che perseguita Florence come un’ombra e lascia vittime sul cammino. Lei un giorno si trova al suo cospetto e pensa che sia arrivata la fine.
Invece Charli si imbarcherà per tornare in Puglia dopo ventisei anni d’Africa, duramente provata ma anche consapevole della bellezza che ha incontrato sul cammino, finalmente in pace con se stessa e desiderosa di tornare nella tranquilla bellezza di Polignano dopo avere tentato di chiarire e modificare il suo passato: “Proprio per questa caparbia volontà di modificare il passato ho avuto una sorte tutt’altro che ordinaria, decisamente al di fuori degli schemi tradizionali destinati a una giovane donna dell’Ottocento”.
Ha incontrato la madre? Se sì, quella donna ha risposto alle sue aspettative di amore? Unico oggetto di riconoscimento una perla nera che Delicata aveva lasciato alla neonata, uguale a quella che anche la madre ha sempre portato con sé.
Marisa Cecchetti