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Brivio e Monti. L’Europa dev’essere ponte e non fortezza
13 Marzo 2023
 

Di fronte all’evento drammatico avvenuto sulle coste calabresi il cordoglio deve tradursi in scelte concrete e operative da parte di tutti, dell’Italia e della Unione europea, perché questa è la risposta vera”. Con queste parole il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ricordare al governo italiano che i profughi vanno accolti e che coloro che rischiano la vita devono essere messi in salvo. È stato anche un monito rivolto all’Unione europea, che ha trovato immediata accoglienza da parte di Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, la quale ha preannunciato lo stanziamento di mezzo miliardo di euro per l’accoglienza e l’inclusione dei migranti (anche mediante i corridoi umanitari da anni invocati dai federalisti europei) e ha sostenuto che le soluzioni vanno trovate attraverso la collaborazione tra tutti gli Stati europei.

Occorre fare chiarezza sul tema migranti partendo dal giugno 1990, quando gli allora 12 Paesi membri dell’Unione europea sottoscrissero a Dublino una Convenzione internazionale per il controllo delle frontiere esterne volta a completare l’accordo di Schengen del 1985 che riguardava l’abolizione dei controlli ai confini interni. Da allora le procedure di gestione e le competenze legislative sono condivise fra l’Ue e gli Stati membri, le decisioni sono adottate dal Consiglio e dal Parlamento europeo su proposta della Commissione europea e tutta la materia rientra nella giurisdizione della Corte di Giustizia dell’Ue. Però, nonostante il Trattato di Lisbona preveda che l’immigrazione e l’asilo sono un problema comune, la gestione delle frontiere esterne è rimasta di fatto nelle mani degli Stati e il principio della prima accoglienza nel Paese di arrivo di chi chiede asilo è rimasto immutato.

Con l’aumento della conflittualità in Siria, Iraq, Yemen, Afghanistan e Pakistan e il peggioramento delle condizioni di vita nell’Africa sub-sahariana le migrazioni sono aumentate lungo le rotte balcaniche e mediterranee dove si registrano decine di migliaia di naufraghi. Il loro arrivo da una parte crea fenomeni di intolleranza nei paesi costieri sottoposti ad una pressione di flussi migratori solo apparentemente più elevata di quella reale nei paesi del Nord dell’Europa, e dall’altra un rigetto del principio di solidarietà nei paesi di transito. L’Ue si è rivelata impotente di fronte al fenomeno migratorio non tanto per mancanza di volontà quanto per carenza di poteri che non le vengono attribuiti e riconosciuti. Per tale motivo è necessario convincere le istituzioni europee, e in primis il Consiglio europeo che rappresenta e difende gli interessi nazionali, a favorire l’istituzione di una Convenzione per la riforma dei Trattati.

L’inazione dell’Ue si è tradotta da un lato in soluzioni sconsiderate come quella adottata due anni orsono dal Consiglio europeo con lo stanziamento di ingenti risorse finanziarie per rafforzare i controlli alle frontiere esterne, quasi impraticabili per quelle marine, e dall’altro ha rafforzato le pulsioni populiste di chi era ed è convinto, anche per motivi economici e socioculturali, che sia necessario arrestare i flussi migratori.

È inutile insistere con la proposta di ripartire gli arrivi tra i vari Paesi dell’Ue quando quasi nessuno di questi è disposto a farlo senza alcuna remora, lasciando insoluto il drammatico desiderio di speranza dei migranti economici e dei richiedenti asilo che si sommano a irregolari e illegali. E a chi insiste nella convinzione che il governo dei flussi migratori sia una questione esclusivamente di sicurezza interna occorre ricordare che la Guardia di finanza e quella costiera, rispettivamente sotto l’egida del dicastero dell’economia e di quello delle infrastrutture - entrambi retti, guarda caso, da ministri legati a un partito molto scettico verso i migranti -, nel rispetto del proprio dovere hanno provveduto finora al salvataggio e allo sbarco di migliaia di disperati in cerca di salvezza. Va inoltre rammentato che l’operazione ’Mare Nostrum’ di dieci anni fa, attuata dopo la strage di migranti avvenuta a Lampedusa, è stato un esempio di fattiva e utile operatività. L’Europa fortezza intoccabile va sostituita da una Ue che faccia da ponte tra i popoli e le culture, come spesso auspicato invano da papa Francesco.

 

Giuseppe Enrico Brivio - segretario della sezione “Ezio Vedovelli” Valtellina-Valchiavenna del Movimento federalista europeo

Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio


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