Il 15 marzo 1945 la città di Sondrio apprende la notizia del sacrificio del partigiano Andrea Graziadelli, avvenuto in circostanze drammatiche.
Ripercorro i fatti. Dopo lunghi, duri scontri, le truppe angloamericane, coadiuvate dalla Brigata “Maiella”, si apprestano a superare le ultime resistenze tedesche sulla Linea Gotica apposta sugli Appennini dal generale tedesco Herbert Kesserling. Nelle nostre valli le varie formazioni partigiane rientrate dalla Svizzera si aggiungono a quelle rimaste. Sono tutte meglio armate ed organizzate. Svolgono diverse azioni di guerriglia. Insomma, il sogno della fine del conflitto non sembra più lontano. In questo quadro gli Alpini di stanza al Castel Masegra, formalmente ancora fascisti, decidono di dare una mano ai partigiani. L’accordo prevede un rifornimento di armi che dovrebbero essere consegnate ai partigiani nella notte tra il 14 ed il 15 marzo 1945. Alcune mitragliatrici vengono calate lungo il Mallero e raccolte dai partigiani appostati sulla riva opposta...
Senonché, quella maledetta sera, qualcosa non funziona. Pentimento di alcuni Alpini? Delazione di spie? O altro ancora? Una risposta univoca non c’è, neppure oggi. Resta il fatto che, quando Andrea Graziadelli sta per oltrepassare il ponte sul Gombaro convinto di andare incontro ad amici, viene accolto da una fitta sparatoria da parte di una squadra di fascisti in agguato dall’altra parte, e cioè sul Lungo Mallero Diaz. Gravemente ferito, il “Moro” risponde al fuoco consentendo ai compagni, tra i quali uno dei comandanti, Germano Bodo, di dileguarsi e di raggiungere la sede della Brigata “Riccardo Rinaldi”, così chiamata per onorare la fine del giovanissimo Rinaldi, sorpreso a Gaggio sopra Castione dai fascisti, torturato e trucidato. Anche Graziadelli, gravemente ferito, viene catturato, tradotto nelle carceri e sottoposto ad un duro interrogatorio. Torturato a lungo, non fornisce risposte. “Sono Moro e sono partigiano” è quanto riescono a cavargli di bocca. Perciò, al termine di ulteriori sevizie, viene giustiziato.
Un apposito monumento, sul ponte Gombaro, ricorda lui ed i partigiani coinvolti in quell’impresa. In suo onore un reparto della Brigata prenderà il suo nome di battaglione “Moro”.
Sergio Caivano