Il 20 febbraio è stato celebrato il 30° anniversario della morte di Luciano Bolis, un protagonista poco conosciuto della Resistenza europea al nazifascismo. Nato a Milano il 17 aprile 1918 da una famiglia della piccola borghesia, si laureò a Pavia in lettere e filosofia prima di iniziare a svolgere attività antifascista, tanto ga essere arrestato nel 1942 e condannato dal tribunale speciale a due anni di reclusione. Uscito dal carcere, dopo la defenestrazione di Mussolini tornò a Milano per darsi poi alla fuga quando, con la nascita della RSI, i fascisti repubblichini ripresero a dargli la caccia.
Riparato in Svizzera, Bolis ebbe modo di incontrare Luigi Einaudi, Ferruccio Parri, Ernesto Rossi, Altiero Spinelli, Umberto Terracini ed altri esponenti dell’antifascismo. Aderì al Partito d’Azione e, allorché espresse a Parri la volontà di tornare in Italia per combattere nella Resistenza, il futuro presidente del consiglio lo incaricò di raggiungere la Liguria, dove Bolis - col nome di battaglia ‘Fabio’ - divenne ispettore delle brigate partigiane di Giustizia e Libertà, e nel frattempo fu nominato segretario regionale del PdA.
Il 6 febbraio del 1945 cadde nelle mani dei repubblichini genovesi. Torturato e poi rinchiuso in prigione, tentò il suicidio nel timore di non riuscire a resistere alle torture e di dover rivelare i nomi dei compagni. Per non tradirli si recise le corde vocali e un secondino si accorse del recluso con i polsi e la gola sanguinanti. I fascisti lo fecero portare in ospedale, decisi a riprendere le sevizie per farlo parlare. Grazie all’aiuto di un’infermiera (che diventerà poi sua moglie), i partigiani genovesi riuscirono a organizzare la sua evasione.
Solo nel gennaio del 1946 Bolis riuscì a riprendersi completamente e, durante la convalescenza, scrisse Il mio granello di sabbia, un esemplare libro sulla Resistenza, uscito nello stesso anno e ripubblicato dall’editore Einaudi nel ’95. Nel dopoguerra, in un’Europa finalmente liberata dal nazifascismo, Luciano Bolis - diventato fra l’altro corrispondente della Rai da Parigi e alto funzionario del Consiglio d’Europa a Strasburgo - è stato tra i fondatori del Movimento federalista europeo e ha contribuito all’elezione diretta del Parlamento europeo. Per sua volontà è stato sepolto a Ventotene, dove vide la luce il Manifesto per un’Europa libera e unita, accanto al suo ideatore Altiero Spinelli, uno dei padri fondatori dell’Unione europea. (G.M.)