A prima vista, la criminalità e l’umorismo sono inconciliabili tra loro. Il crimine, infatti, implica spesso una violenza sugli altri, e impone solidarietà per le vittime, delle quali dunque non si dovrebbe ridere o sorridere, né tantomeno dei criminali che fanno loro del male.
E tuttavia chi ricorda certe considerazioni di Freud sui motti di spirito e sull’umorismo, secondo le quali quella liberazione di energia che avviene nel riso o nel sorriso è dovuta a un allentamento delle censure, a una liberazione dei nostri impulsi anche aggressivi, potrà convenire che tra la comicità e il crimine il legame è meno incongruo di quanto si potrebbe supporre.
Una riprova (certo non l’unica, anche al cinema) la si può trovare nel film francese uscito in Italia con il titolo A letto con Sartre diretto da Samuel Benchetrit (il titolo originale è: Cette musique ne joue pour personne).
Si racconta di un gruppo di criminali alle prese con dei problemi che non sono caratteristici della vita criminale, ma di natura sentimentale, che loro affrontano però con i metodi spicci e brutali propri del crimine.
Uno di questi problemi riguarda la figlia di uno di loro, un po’ pingue, che si ritiene per questo poco avvenente. In una festa da ballo organizzata per lei, lei vorrebbe incontrare un ragazzo che le piace, il quale però è fidanzato al momento con un’altra ragazza. Per favorire i desideri della ragazza più sfortunata, la gang non trova di meglio che brutalizzare la rivale, intimarle di non partecipare alla festa, corrompere il fidanzato e dunque convincerlo a suon di soldi a fare da partner almeno per una sera a quella ragazza che altrimenti lui forse non prenderebbe nemmeno in considerazione.
Altro problema, altro criminale. Questi si innamora di una donna che, in uno spettacolo che sta provando con una compagnia teatrale, interpreta il ruolo di Simone De Beauvoir. Sotto gli occhi del criminale, l’attore che interpreta Sartre bacia appassionatamente la donna sulla scena. E allora lui uccide quell’attore e convince il regista della compagnia ad assegnare a lui il ruolo di Sartre.
Se queste imprese criminali nel film possono essere trattate in chiave umoristica e possono risultare divertenti è da un lato perché sono paradossali, non realistiche, così stilizzate, quasi astratte, da precludere qualsiasi immedesimazione con le vittime; dall’altro, in base a quanto ho ricordato in apertura, perchè sono la via più diretta, disinibita, per la realizzazione dei desideri.
Sarebbe tuttavia scorretto concludere che il film esprima una qualsiasi simpatia per il crimine. Alla violenza è contrapposta quella forma suprema di civiltà che è la cultura, e in primo luogo la cultura letteraria e filosofica. Ne è un emblema la coppia formata da Jean Paul Sartre e da Simone de Beauvoir, di cui è ricordato il patto che la univa: se il loro legame era autodefinito come “l’amore necessario”, ammetteva altri amori, contingenti, di ogni genere, e magari compartecipati: un patto che intendeva escludere il sopravvento della possessività, della gelosia, dell’aggressività contro i rivali.
L’amore stesso è considerato nel film come un’espressione di civiltà, e la scena del ballo conclusivo, animato dalle coppie che nel corso del racconto si sono formate o cementate, sembra celebrare la supremazia dell’amore sugli istinti violenti.
A letto con Sartre è una commedia originale, che ha il merito di divertire con intelligenza.
Gianfranco Cercone
(Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema”
trasmessa da Radio Radicale l’11 febbraio 2023
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