Scrivere è in minima parte
una giornata di grazia
il resto tabacco masticato
birra che impasta la bocca
(Abele Longo)
Questo nuovo libro di Abele Longo, bello per la veste grafica e per il titolo, si apre con una attenta e puntuale prefazione di Doris Bragagnini che ho molto apprezzato e condiviso. Il titolo della silloge Scrittura con vista -che tanto richiama quel ‘Camera con vista’ di Forser- rivela la necessità e l’intenzionalità di rivolgersi a una scrittura che guardi dentro di sé, ma che osservi e non dimentichi il fuori di sé, con attenzione alla storia, a ciò che ci passa accanto quotidianamente e verso cui abbiamo spesso uno sguardo distratto o addirittura annoiato, che attraversa e scivola via senza vedere.
I primi versi fanno da basamento a questo suo sentire con un gruppo di frammenti introduttivi dedicati a Don Tonino Bello, il prete che tutti conosciamo per la sua costante attenzione agli ultimi: e tra i versi emerge il cuore della periferia con gli emarginati e coloro che per sopravvivere subiscono, si umiliano o si improvvisano ‘volpi’. Si avverte poi in tutto il libro un recupero di tutto ciò che la memoria riesce a contenere, un tentativo di annodare i fili sia sul piano temporale che su quello spaziale. Una bipolarità in cui ogni immagine, ogni parola ci introduce in un mondo fatto di legami, intrecci, in un susseguirsi di pensieri, di visioni ed emozioni. C’è il presente e il passato e ci sono i luoghi abbandonati, attraversati e ritrovati (dal Salento al Regno Unito, dove l’autore vive tutt’oggi con la sua famiglia). E in sottofondo, capillarmente, ci sono i piccoli gesti, le cose semplici della vita, gli affetti quotidiani e quelli letterari a cui l’autore rende omaggio, sottolineando la loro importanza come punti di riferimento del suo percorso formativo umano e professionale.
Il linguaggio è a tratti crudo e realistico, a tratti smussato dalla levità giocosa dell’ironia o dal candore dello stupore “il mondo è dei merli dei cani senza guinzaglio / (…) il mondo è del clamore dei bambini / quando escono da scuola” (p. 45). Nulla appare slegato, ogni cosa vive dentro un flusso e una tensione capace di connetterci al tutto e attraverso il tutto all’altro. Si sentono nei suoi versi gli studi di cinematografia che si intrecciano alla poesia, due arti speculari per l’autore, laddove poesia e cinema vivono all’unisono il loro significato liberatorio e di sovversione, che chiede solo di essere seguito per illuminarci o solo per farci scoprire, in un gioco di luci ed ombre, che tutto il mondo è la metafora di qualcos’altro.
Abele Longo, nato a Depressa (Lecce), è docente presso la Middlesex University di Londra. Si occupa di ecocritica (cinema e poesia), ecopedagogia, traduzione audiovisiva e letteraria. Tra le sue pubblicazioni Danilo Dolci – Environmental Education and Empowerment (Springer, 2020); Roma, viandanza dell’esilio. Rafael Alberti tradotto da Vittorio Bodini (in N. di Nunzio e F. Ragni, Morlacchi Editore, 2014); The Cinema of Ciprì and Maresco: Kynicism as a Form of Resistance (in W. Hope, Cambridge Scholars Publishing, 2010); Subtitling the Italian South (in J. Díaz-Cintas, Multilingual Matters, 2009). Ha inoltre pubblicato, per le Edizioni Accademia di Terra d’Otranto, Neobar, la raccolta Reversibilità (2012), come coautore Pugliamondo (2010) e con il collettivo Poeti per don Tonino Bello La Versione di Giuseppe (2011) e Un sandalo per Rut (2014). Fa parte dell’antologia, a cura di Giorgio Linguaglossa, Il rumore delle parole Poeti del Sud (Edilet Edizioni Letterarie, 2015).
Maria Pina Ciancio
Terra di nessuno
Non ricordo chi per primo
parlò di quel pezzo di terra
pietraia non lontana dalla cappella
forse era della Chiesa
ma non lo chiedemmo al prete
o di qualcuno andato in Svizzera
e mai più tornato
ci lasciammo una lavatrice arrugginita
seguirono altri elettrodomestici
materassi sventrati
pile di rifiuti che vedevamo
portando in spalla il santo alla cappella
se nei meriggi d’estate
succedeva di passare
non potevamo non notare
come le cicale frinissero
quasi a coprire il silenzio
di quella terra di nessuno
(p. 29)
*
Castro
Di Castro rimarrà il tempio di Minerva
cartapesta dell’Apulia Film Commission
quando la Puglia era California d’Italia
e ragazzi con lo zaino di buon mattino
s’incamminavano verso la Zinzulusa
due tipi usciti da Dalì
uno come un’alice l’altro invece
Sancho e l’asino insieme
guardavano un aereo solcare il cielo
chiedendosi la direzione
tutto questo prima del cataclisma
causato da un martello pneumatico
in un bar della marina
quando vennero giù con le tubature
stalattiti e stalagmiti e zinzuli vari
(p. 38)
*
Era d’estate
Era d’estate
voi sedute sull’erba
una felicità grande
che mi sfugge
la paura che mi sovrarchi
una pioggia sottile
e prepari l’anima
a morire
(p. 69)
Abele Longo, Scrittura con vista
Prefazione di Doris Emilia Bragagnini
Terra d’Ulivi edizioni, 2023, pp. 76, € 12,50