Divinità o divinitade, divinitate [vc. dotta, lat. divinitate (m), da divinus ‘proprio del dio’].
Godo della bizzarria di un dio mascherato, che si cela nel zumero di = Dio.
È sufficiente cogliere il nominativo latino divinitas, e frazionare in sillabe: in di-vini-ta-ash, leggiamo: natura (ta) del vino (vini) -nel- dio (di) -è- l’Uno d’origine (ash).
La semplicità della traduzione è ovvia.
Dio è il top della semplicità.
Si rivela nei giochi, lu-di, che gli uomini resero cruenti.
In Cina non riuscivano a capire la civiltà romana che si perdeva in giochi: i ludi gladiatorii non manifestavano la loro crudezza nell’altra parte del mondo.
2000 anni dopo anch’io fatico a capire il potere imperiale che catturava il popolo con massacri sanguinosi nei circhi. O meglio: comprendo bene la sapienza del potere, che fra poco compirà un anno nell’Ucraina invasa dal lupo che sta sgozzando l’agnello.
E mi domando: com’è fatto l’uomo, oggi prolificato fino ad oltre 8 miliardi di viventi? Siamo proprio:
SBRONZI? – Edward Slingerland, Come abbiamo bevuto e danzato e barcollato sulla strada della civiltà, Utet 2022.
Se 30.000 anni fa ci drogavamo per socializzare, la faccenda dell’uomo animale sociale deve essere recentissima.
Sabato 21 gennaio ho ascoltato, qua a Vittorio Veneto, Lisa Clark, l’unica italiana insignita personalmente col Nobel per la pace. Ne ho tratto motivo di speranza dalla estesa rete di costruttori di pace che stanno tessendo la ragnatela di relazioni che, ne sono convinto, ci porteranno alla pace quest’anno.
Ma, forse, sono sbronzo anch’io!
Carlo Forin