Il 7 gennaio è morto a Bergamo Federico Giordano, nato a Milano nel 1926 ma noto in Valtellina per la sua attività di partigiano. La notizia viene trasmessa all’Anpi provinciale dall’Anpi di Lecco, con la firma di Pier Franco Mastalli, che ne ripercorre in sintesi la storia. Quando è studente a Milano, viene colpito dall’uccisione a Piazzale Loreto di 15 partigiani dei quali fa parte il suo insegnante Salvatore Principato il 10 agosto 1944. È, forse, l’episodio che lo spinge ad una scelta irreversibile.
Entra a far parte del distaccamento “Minonzio” aderente alla 55ª Brigata Garibaldi Rosselli, operante nell’Alto Lario, nelle Orobie e in Valtellina, in particolare nella Val Gerola. Organizza la Resistenza. Diventa il capo di un reparto col nome di “Gek”. Come altri partigiani, rifiuta l’invito del generale Alexander di sospendere l’attività partigiana per riprenderla in primavera. Nemmeno decide di aprirsi una via di fuga verso la Svizzera, come fanno altri gruppi. Continua la lotta con una serie di azioni contro i nazifascisti. Partecipa alla Liberazione di Morbegno. A nome del Comando unificato Valtellina e Alto Lario il 28 aprile raccoglie la resa della colonna tedesca fermata a Musso con Mussolini e lasciata proseguire con l’obbligo di far controllare dai patrioti quanto contenuto nei loro automezzi…
Dopo la guerra, riprende gli studi e si laurea in ingegneria. Farà il libero professionista per tutta la vita. Ma non dimentica certo il suo passato, del quale intende trasmettere i valori di libertà, di giustizia e fratellanza che hanno caratterizzato la sua vita da partigiano. Nel 1962 fonda a Sondrio, con Vito Chiaravallotti, il famoso Circolo Rosselli che, per molti anni, ospiterà personaggi vari legati da un comune sentimento antifascista. Rilascia allo storico Pier Franco Mastalli i suoi ricordi, che vedono la luce col libro Le memorie del comandante Gek, Cattaneo editore. Infine, offre la sua testimonianza a Gad Lerner e Laura Gnocchi in occasione della pubblicazione del libro Noi partigiani, edito da Feltrinelli.
Con profonda commozione, rendiamo onore alla sua figura di comandante partigiano, all’uomo e alle sue virtù. Lo ringraziamo per quanto ha fatto in vita e lo ricorderemo sempre.