Grazie al capogruppo dei Verdi-Pdci in Senato, si è saputo che il disegno di legge sul cognome dei figli è fermo e sarà fermo. Nell'agenda dei lavori settimanali non è stato inserito perché la Casa delle Libertà ha chiesto di non farlo in quanto “non sono pronti”.
È bene ricordare che questo accade dopo che la commissione Giustizia dello stesso Senato, lo scorso 22 gennaio, non aveva votato l'emendamento del ministro Rosi Bindi che equiparava i figli naturali con quelli legittimi: il Governo aveva ritirato questo emendamento dopo la contrarietà espressa da Democratici di sinistra e Alleanza nazionale. L'Aula, quindi, era la soluzione per il possibile recupero di questa norma, ma così non è, almeno per il momento.
Questo avviene il giorno dopo le cerimonie che hanno ricordato la firma del Concordato con lo Stato del Vaticano, cerimonie che i partecipanti hanno lodato con un “abbiamo chiarito le nostre posizioni sulla famiglia”... Mi domando se il chiarimento ha avuto come conseguenza ciò che è successo oggi in Senato. E ancora: ma è questo il prezzo da pagare perché il Vaticano non faccia rumore più di tanto sui Dico?
Evidentemente non solo l'eutanasia o il testamento biologico, i Pacs o la ricerca con le cellule staminali embrionali sono "temi sensibili", cioè quelli su cui la maggioranza preferisce glissare o annacquarli fino a renderli irriconoscibili. Appartiene a questi temi anche la possibilità di dare ad un bimbo il doppio cognome o il cognome della mamma, nonché il poter riconoscere i diritti di un bimbo nato fuori del matrimonio (naturale) al pari di quello nato nel matrimonio (legittimo); cioè tutto quello che modifica l'attuale assetto maschilista, papalino e violento della famiglia.
Eppure in materia di diritti dei bimbi e dei cognomi, il legislatore è stato sollecitato dalla Corte Costituzionale a modificare la medievale situazione delle nostre leggi, ma neanche il massimo organo costituzionale riesce a scalfire i consigli del Vaticano. A quando la bandiera gialla del Vaticano che sventolerà accanto a quella italiana e dell'Ue dai nostri palazzi istituzionali?
Donatella Poretti