26.896.979. È il numero di cittadini italiani (pari al 95,6% dei voti validamente espressi) che il 9 giugno 1991, votando «Sì» al referendum per la riduzione delle preferenze per l'elezione della Camera dei Deputati, chiesero al Parlamento l'introduzione di un sistema maggioritario.
28.936.747 (82,7% dei voti espressi) quelli che, votando «Sì» al referendum del 18 aprile 1993, introdussero direttamente un sistema prevalentemente maggioritario a turno unico per l'elezione del Senato della Repubblica. Il Parlamento, recependo “a suo modo” i pronunciamenti referendari, approvò con leggi del 4 agosto 1993 la riforma elettorale del Senato (la n. 276) e della Camera (la n. 277) estendendo anche a quest'ultima, sempre “a suo modo”, il medesimo sistema che il referendum aveva determinato per il Senato. Le prime elezioni che si sono svolte con il nuovo sistema sono state le elezioni del 27-28 marzo 1994.
21.161.866 (91,5% dei votanti) gli elettori che il 18 aprile 1999 si pronunciarono, in un referendum che non raggiunse il quorum per 207.280 votanti (24.447.521 su 49.309.060 iscritti in liste elettorali che includevano, come documentato, morti e fantasma), per abolire il voto proporzionale per l'elezione della Camera dei Deputati.
È così fuori luogo aspettarsi che i cittadini elettori di cui sopra neghino il voto alle persone che, elette in Parlamento con il sistema maggioritario o, peggio, in quota proporzionale, hanno ritenuto di ignorare una volontà tanto chiaramente e ripetutamente espressa approvando, a colpi di maggioranza non certo paragonabile a quelle sopra ricordate, una legge che reintroduce il sistema proporzionale?
Certo, punire i partiti che tanto allegramente hanno compiuto quella scelta costituirebbe – e forse ne è l'unico modo, ora che sono riusciti a spuntare anche l'arma del referendum – un preciso mandato per addivenire, nel corso della prossima legislatura e con i dovuti approfondimenti, a un funzionale sistema maggioritario uninominale. Ma, ahimè, so bene che gli italiani hanno la memoria corta e, inoltre, il fatto che quasi nessuno abbia evidenziato questo punto e ricordato questi numeri per opporsi al misfatto, preferendo addirittura confidare nei franchi tiratori, mi fa temere che anche fra gli oppositori vi sia chi (Bertinotti, Pecoraro Scanio, Rutelli... tanto per non far nomi), addossandone oggi l'onta alla maggioranza berlusconiana, sia già pronto a viverne di rendita domani.
Per questo, se il primo punto di un programma di alternativa dovrebbe essere la modifica dell'art. 75 della Costituzione per l'abolizione del quorum previsto per la validità del referendum abrogativo (come già ho avuto modo di dire in più occasioni), questo del sistema elettorale dovrebbe costituirne il secondo. Anche i 31 punti del documento della Convenzione laica, socialista, liberale e radicale di Fiuggi dovrebbero venire a seguire. Patti chiari, amicizia lunga.
Enea Sansi