Nel tank avviluppato
dai rovi
nelle giberne
vuote
nell’uniforme lacera
a spaventare passeri
nell’ape ghiotta
di grappoli d’acacia
nella voliera
dimenticata aperta
nell’uragano
che trasporta semi
nel fragore del tuono
a fine estate
nella macera verde
di ramarri
nei pani allineati
nella madia
nell’ansa del fiume
che placa le correnti
negli astri in sincronico
viaggio
in lave liberate
nei recinti sacri
nel vibrato d’archi
e nel silenzio
è volontà di pace.
Alla stadera del frantoio
– pesavo i miei pochi anni –
oscillavano la gonna corta
i miei capelli
nel moto concorde delle cose.
Sfrecciavano ali migranti
rincorse dal gelo
e pensieri di pace.
Maria Lanciotti