Non solo La Primavera o la Nascita di Venere. La vita artistica di Sandro Botticelli – nato Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, il figlio più giovane del conciapelli Mariano di Vanni, nel 1445 a Firenze e qui morto nel 1510 – è costellata di capolavori: dalle splendide Madonne ai quadri di soggetto mitologico, dalle Natività e altri soggetti religiosi ai magnifici e magistrali ritratti o alle illustrazioni della Commedia dantesca. Indubbiamente nell’immaginario collettivo La Primavera e la Nascita di Venere la fanno da padrone avendo influenzato innumerevoli altri artisti della modernità e della contemporaneità. Eppure questo incommensurabile talento, dopo avere incontrato un precoce e formidabile successo, finì i suoi giorni povero, malato e pieno di debiti, cadendo nell’oblio per secoli fino alla riscoperta da parte dei Preraffaelliti. Da questo movimento in poi la fortuna di Botticelli non è più venuta meno.
Iconico, innovativo, rivoluzionario, controcorrente, maniacale nel proprio lavoro, coltissimo e tormentato – subì certamente l’influenza del predicatore Girolamo Savonarola, ciò che si rende evidente nella seconda parte della sua produzione – in cerca incessantemente di un modello ideale di bellezza, che avrebbe trovato e che, in ogni caso, si sarebbe rivelato canonico, pur con disparate gradazioni e (re)interpretazioni.
La grandezza di questo colosso della pittura viene straordinariamente raccontata nel film d’arte Botticelli e Firenze. La nascita della bellezza, progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital (coproduzione Nexo con Sky e Ballandi), che sarà sugli schermi italiani (270 sale, ed è prevista la proiezione in 50 Paesi del mondo) dal 28 al 30 novembre. Una narrazione che si sviluppa fascinosamente fra immagini e analisi dei dipinti, la quinta architettonica e scenografica di Firenze, in tutto il suo splendore e nei gioiosi, gloriosi o drammatici avvenimenti storici di quei decenni (La congiura dei Pazzi), gli interventi di storici e critici d’arte, una suggestiva colonna sonora, la bellissima voce di Jasmin Trinca ad accompagnare lo spettatore in un viaggio di scoperta e meraviglia che si rinnova.
Francesca Priori, la sceneggiatrice della pellicola, ha tenuto a sottolineare come il giovane Sandro, esordio col botto con La Fortezza (1470), avesse subito rotto gli schemi: il primo a far guardare alla donna ritratta gli spettatori, in un rovesciamento dei codici. E il primo a proporre un nudo. “Botticelli era trasversale, un grande storyteller”.
Il regista Marco Pianigiani rileva la fortissima emozione provata nell’osservare, nella solitudine degli Uffizi, quegli immortali dipinti. Bellezza fresca, grazia, naturalezza. “Ho provato anche a colpire l’immaginazione dei giovani. Il film ha un valore divulgativo”. Pianigiani, parlando di Botticelli, spende anche i termini di fashion – non pochi gli stilisti e le stiliste che a lui si sono ispirati – e onirico, a dimostrazione della complessità dell’opera botticelliana (anche Andy Warhol riprese la Nascita di Venere, e altri l’hanno citato come Terry Gilliam, David LaChapelle, Jeff Koons e persino Lady Gaga).
“Con Lorenzo il Magnifico l’equivalenza Arte e Potere si manifesta in ogni ambito economico, politico e sociale e si concretizza in dipinti, affreschi, palazzi, chiese e cappelle. Gli straordinari artisti che operano con le loro botteghe nel cuore della città trasformano Firenze in un museo a cielo aperto: sono gli anni della primavera fiorentina, della scoperta dell’America, dei contrasti con il Papa, delle lotte tra le grandi famiglie di banchieri e commercianti. A fine Quattrocento Firenze è paragonabile alla New York degli anni Ottanta, fatta di espansione economica e culturale, con commerci e scambi da ogni dove […] Dalle meravigliose Madonne alle pitture dei responsabili della Congiura dei Pazzi giustiziati e impiccati fuori dalla Porta della Dogana al Palazzo Vecchio, dall’Inferno dantesco alle Pietà, dagli antichi dei della mitologia ellenica sino al Dio apocalittico del Savonarola...”.
Fra gli esperti che compaiono nel film: Alessandro Cecchi, direttore del Museo Casa Buonarroti di Firenze; Ana Debenedetti, curatrice della sezione Disegni e dipinti del Victoria & Albert Museum di Londra; Franco Cardini, professore di Storia medievale all’Università di Firenze; Jonathan Nelson, professore di Storia dell’arte presso la Syracuse University di Firenze; Marco Ciatti, Direttore dell’Opificio delle pietre dure di Firenze; Kate Bryan, storica dell’arte; Chiara Cappelletto, professore associato di Estetica al Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano.
E ci si perde nei fiori, a centinaia, de La Primavera (1478-82)... myosotis, iris, fiordalisi, ranuncoli e papaveri, margherite, viole, il gelsomino. “Etereo e perfetto, il giardino de La Primavera è la sintesi della filosofia neoplatonica in voga alla “corte” del Magnifico. Col Rinascimento è infatti giunto il momento del ritorno degli antichi dei: Botticelli regala nuova vita ai miti creando così le sue opere più famose ed enigmatiche oggi conosciute come “mitologie botticelliane”. Con Pallade e il Centauro (1482 circa) e Venere e Marte (1483 circa) il pittore porta le dee e gli dei dell’antica Grecia nel cuore della Firenze del Quattrocento, nella costante e febbrile ricerca di un modello di bellezza che va oltre la rappresentazione della realtà, oltre l’accademia. La Nascita di Venere (1483-85) è emblema e realizzazione concreta della sua aspirazione. Figure longilinee, curve morbide e armoniose: i volti delle veneri di Botticelli si specchiano in quelli delle sue madonne e viceversa. Simili eppure uniche, sono destinate a imprimersi nella memoria collettiva come prototipo della bellezza ideale, sfidando i secoli e le mode. Nel 1492, la morte di Lorenzo il Magnifico sancisce la fine di un’epoca d’oro. Le prediche apocalittiche di Savonarola infiammano le folle fiorentine. Ardono i falò delle vanità che sacrificano i simboli del tempo, opere d’arte comprese. È questione di poco, prima che i gusti dei fiorentini si adeguino ai precetti del frate domenicano. Le committenze cambiano e Botticelli stesso si adatta realizzando altri capolavori come la Natività mistica (1501) e il Compianto sul Cristo morto (1495-1500), lasciando che sinuosità e morbidezza delle forme cedano il posto a linee spezzate e contrasti cromatici violenti”. Si tratta in ogni caso, va da sé, di opere sensazionali, come testimonia la stessa Crocifissione con Maria Maddalena penitente e un angelo (Crocifissione mistica), lavoro dalla potentissima emozionalità e di una sconvolgente modernità quanto a resa.
Ma in ogni dipinto Botticelli sorprende: da L’adorazione dei Magi (1475 circa) in cui traccia il proprio autoritratto (il primo in piedi a destra) volto verso l’osservatore, composizione di massimo equilibrio, al Ritratto di Smeralda Bandinelli (1470-75 circa), che fu acquistato per poche sterline da Dante Gabriel Rossetti (Smeralda pare davvero sortire dal quadro); dall’enigmatico Ritratto di ignoto con medaglia di Cosimo de’ Medici (1475) alla delicata Annunciazione (1489-90 circa), così misurata così piena di grazia ed eleganza. E non da meno sono i disegni danteschi (93 pervenutici, di cui 4 colorati).
Un genio totale, specchio di bellezza (e ricerca) senza fine, oltre qualsivoglia barriera temporale.
Per chiudere il cerchio segnaliamo anche l’uscita di un graphic novel, molto bello e riuscito, sul nostro pittore: Botticelli. Una storia fantastica di Alberto Bonanni (sceneggiatura) e Gianmarco Veronesi (disegni), produzione di Sky Arte & Tiwi. Il romanzo in tavole, con tratti di visionarietà, di un’esistenza artistica irripetibile e perfettamente contestualizzata dal punto di vista storico.
Alberto Figliolia