No, questa Meloni, neo Presidente del Consiglio, continuamente ed eccessivamente presente su tutte le televisioni pubbliche e private, decisamente non mi piace. Innanzitutto per quello che dice. Ripete ossessivamente il motto “Dio, Patria e famiglia”, sul quale non ci sarebbe granché da obiettare, se non ricordassimo bene che veniva, molti decenni fa, pronunciato da chi pubblicamente si professava ateo, da chi aveva distrutto la propria famiglia lasciando uccidere il genero Galeazzo Ciano, marito della propria figlia Edda, e tentato la fuga verso la Svizzera in compagnia dell’amante Claretta Petacci, infine da chi aveva portato la Patria in una guerra sciagurata, schierandosi con un certo Adolf Hitler, e subendo una serie di disfatte militari in Africa, Grecia, Yugoslavia e Russia, con una sequenza di nostri soldati inutilmente morti. Senza contare i decessi dovuti ai bombardamenti alleati sulle nostre città. In tutto, 500.000 caduti. E senza contare gli ebrei catturati dai fascisti ed inviati ai campi di sterminio nazisti dal famigerato binario 21 della stazione centrale di Milano.
Annuncia, riferendosi all’Europa, che “La pacchia è finita!” ma poi si precipita a Bruxelles non solo per riscuotere i finanziamenti ottenuti dal previdente ex Presidente del Consiglio Mario Draghi, ma per cercare di ottenerne altri. Si dichiara “afascista”, ma non si pronuncia sulla sfilata dei camerati a Predappio. Ricorda, giustamente, il 9 novembre, giorno dell’abbattimento del muro di Berlino ad opera dei cittadini, quale segno della disfatta della dittatura stalinista di sovietica memoria e, praticamente, della fine del comunismo. Ma non ha ancora speso una sola parola sull’abbattimento del nazifascismo in casa nostra, reso possibile dall’avanzata alleata verso nord, ma anche dalla Resistenza posta in essere dai nostri partigiani guidati dal CLNAI e conclusasi, con l’appoggio delle popolazioni, con la disfatta del fascismo e del nazismo nel nostro Paese. Da questa lotta armata scaturisce la conquista della Libertà e, poco dopo, l’approvazione della Carta costituzionale sulla quale la Meloni stessa ha giurato. Per ricordarne l’evento, è stata istituita la festa solenne del 25 Aprile, sulla quale la Meloni non ha, sinora, speso una sola parola.
Probabilmente dietro suggerimento di Salvini, rispolvera il pugno duro nei confronti dei migranti, conclusosi con una facilmente prevedibile marcia indietro. Il caso fa esplodere la Francia, che accoglie una imbarcazione Ong a Marsiglia, ma poi accusa l’Italia di mancanza di senso d’umanità. Nel frattempo arrivano gli annunci, dal contante portato a 5.000 euro alle riduzioni fiscali future. Il tutto per non prendere provvedimenti urgenti, quali quelli inerenti alle bollette elettriche ed energetiche, al lavoro, al reddito di cittadinanza, alla sanità. Se questo è l’inizio, chissà cos’altro ci viene riservato per il futuro.
Sergio Caivano