“Per uno strano scherzo del destino”, come ha tenuto a precisare la senatrice a vita Liliana Segre, “sono chiamata a presiedere dal seggio più alto del Senato” la seduta convocata per l’elezione del Presidente del Senato stesso. Si tratta della seduta che vedrà l’elezione di un convinto post-fascista quale Ignazio Benito La Russa, già seguace di Almirante nel MSI, poi di Fini in Alleanza Nazionale, infine di Meloni in Fratelli d’Italia. Uno che diceva “noi italiani siamo tutti figli del Duce” e che colleziona in casa svariati busti di Mussolini da mostrare, raggiante, ai suoi visitatori.
La Russa rappresenta un volto identitario forte, anche per la nuova maggioranza parlamentare, tuttavia ancora minoranza nel Paese, quale risulta dal voto delle elezioni del 25 settembre. Con i voti ricevuti ha persino superato la maggioranza richiesta, nonostante la defezione dei parlamentari di Forza Italia, grazie ad un vergognoso soccorso di alcuni rappresentanti dell’opposizione. Ma, in simile contesto, Liliana Segre non si è certo lasciata intimidire. Con voce mite ma ferma ha ricordato la cosiddetta marcia su Roma del 1922, i delitti di Giacomo Matteotti e di Piero Gobetti del 1924, le leggi razziste del 1938. Quelle che hanno consentito di cacciarla dalla scuola elementare di Milano che frequentava. E che hanno permesso ai fascisti di trasferire lei e la sua famiglia al famigerato binario 21 della stazione centrale di Milano, al fine di consegnarli ai nazisti del famigerato campo di sterminio di Auschwitz, dal quale solo lei ha fatto ritorno. Ha tenuto poi a sottolineare le date fondamentali del 25 aprile, festa della Liberazione; del 1° Maggio, festa del lavoro; e del 2 giugno, festa della Repubblica. Infine, richiamandosi al famoso discorso di Piero Calamandrei rivolto agli studenti milanesi, ha rammentato quanto da lui detto in quella occasione: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, perché lì è nata la nostra Costituzione”.
È stato un discorso, quello di Liliana Segre, che ha saputo interpretare il pensiero della maggioranza degli italiani ed ha commosso molti parlamentari e i tanti italiani che l’hanno ascoltato.
Sergio Caivano