Maria Lanciotti è, a detta di molti, la narratrice più significativa dei Castelli Romani. Nei suoi libri non trovano posto spiriti e folletti, aconito e lupi mannari, castagne e melograni. Nei suoi romanzi e nei suoi racconti c’è semplicemente la vita che ha vissuto in ottanta primavere: gli anni dell’adolescenza e quelli della maturità agganciandoli, molto spesso, alle traversie e alle peripezie della società nella quale si è trovata a vivere. La realtà romana, quella ciampinese e veliterna. Il suo ultimo libro, Spirali, con l’eloquente sottotitolo Appunti di un vissuto, è una raccolta in forma di poesia prosastica, un genere che in Italia non ha avuto mai grande fortuna se non a partire dagli anni ’70 con le opere di Giampiero Neri (L’aspetto occidentale del vestito, 1976) e Valerio Magrelli nel 2003 con il suo Condominio di carne. L’autrice quindi con questa ultima prova si cimenta con una forma letteraria ancora tutta da esplorare e lo fa, ci sembra, con ottimi risultati.
Le liriche, definite così nella prefazione, si dipanano in maniera cronologica dagli anni Quaranta fino ad oggi passando dai muri bombardati al pane nero, con rimando immediato al romanzo di Miriam Mafai. E poi, il VietNam e Nagasaki, il Cotral che non arriva, Paisà e l’inverno del ’44. Come fotografie nitide, Lanciotti ci parla degli anni della guerra, della povertà, della rinascita ma anche di eventi e situazioni di cui, come scritto nella prefazione, la chiave può avercela solo l’autrice: memorie personalissime, a volte apparentemente staccate da altre, ma che assumono, con l’avanzare della lettura, un ordine preciso come nel caso della maternità o dello scoppio di una mina. E, come scritto ancora nella prefazione del libro, «non ci si perde pur nel continuo cambio di registri e argomenti»: ad una prima lettura potrebbe sembrare un magma caotico fatto di continui rimandi, di salti logici, di impervi accostamenti, ma già ad una seconda e più meditata lettura il tutto assume una compattezza e insieme una levità ben riuscita se predisponiamo l’anima come vela al vento (Nossignori). Ed echi letterari ci è sembrato di individuarli anche nella scelta di alcune parole e immagini che forse l’autrice porta in sé da sempre: dall’Ungaretti di Fratelli, termine che ricorre per sei volte nel libro e che dà il titolo ad una lirica, al Montale degli sterpi e delle formiche, al Pascoli bucolico e delle piccole cose (Sole a picco trasuda il sambuco, da Haiku classico) o David Maria Turoldo (Quando le mani non sanno accarezzare…). Sono immagini che ricorrono e si rincorrono per tutta l’opera, si riaffacciano qua e là, a volte spariscono per poi riemergere quasi ad affermare perentoriamente che la guerra, l’odio e le meschinità di cui certa umanità è capace, si ritorce sempre contro chi le commette, anche alla luce dei fatti di questi giorni. Abbassare lo sguardo, allora, non basterà.
Il libro Spirali-Appunti di un vissuto, Edizioni Controluce, 2022, è stato presentato lo scorso 15 ottobre a Genzano di Roma presso il Palazzo Sforza Cesarini, in occasione dell’inaugurazione della mostra personale di Carla Nico “Eterna Splendo” (15 ottobre-6 novembre), organizzata da UNIAPPIA ‒ Ass. di Promozione Sociale. Relatori Daniela Ferretti psicoanalista e Filippo Ferrara sociologo e critico letterario; letture a cura di Roberto Pennacchini e Antonella Fede.
Roberto Canò
(da castellinotizie.it, 15 ottobre 2022)
Maria Lanciotti, Spirali
Appunti di un vissuto
Edizioni Controluce, 2022, pp. 184, € 13,00