L’Ansa ha appena battuto la notizia di una tragedia casereccia nella remota provincia lombarda:
«Omicidio a colpi di trita verdure: casalinga finisce l’affittuaria del secondo piano, salita a chiedere l’erba cipollina. Si indaga sul possibile movente».
Due inquiline dello stabile dove è accaduto il fatto commentano al telefono.
– Hai sentito della Luisa e della Gianna?
– L’omicidio? Sissì, ma io te lo dicevo…
– Ah, sì? Te lo aspettavi?
– Ma certo, dai. È cominciata con la storia delle lampadine del pianerottolo. Ricordi gli sguardi in assemblea condominiale?
– Be', la Luisa mi pareva normale e la Gianna è anche un po’ strabica.
– Ma va là. C’avevano gli occhi grifagni come il cinghiale.
– Sarà, non l’ho notato.
– E poi, quella lì, non me la contava mica giusta.
– Chi?
– Come chi? Il mostro.
– E perché mai?
– Perché era falsa. Una volta, pensa, l’ho vista all’Esselunga che rubava i due euro da un carrello parcheggiato. Quando è venuta la vecchietta a chiederli indietro, ha detto che lei non aveva visto niente.
– Be', ma scusa… Un conto è rubare due euro e un conto è ammazzare una povera cristiana.
– Non bestemmiare, che l’ho vista leggere il manifesto dell’apertura della moschea. Quella lì se la intendeva con un marocco.
– Ma chi?
– Lei.
– Questa, proprio…
– Sì, stava anche progettando di scappare in Africa col negro e il bambino.
– E il marito?
– Va' che la Gianna non è mica sposata.
– Eh?
– Ho detto che la Gianna non è sposata.
– Guarda che è Luisa che ha ammazzato la Gianna.
Momento di silenzio.
– Be', certo. Del resto era sposata con uno che è uscito con l’indulto. Se stai con lo zoppo… Scusa, mi bolle l’acqua.
Luciano Canova
(da 'l Gazetin, febbraio 2007)