La posta in gioco il 25 settembre è alta, sebbene un elettorato scettico e svogliato sia riluttante a fare una scelta precisa. Delusa da una politica portata più ai giochi di potere che a risolvere i preoccupanti problemi quotidiani, l’opinione politica italiana veleggia verso un astensionismo che secondo gli osservatori più attenti potrebbe portarlo ad essere la forza predominante nelle urne.
Gli italiani, disorientati e sconcertati in mezzo a un simile ginepraio, ormai le hanno provate tutte. Prima è toccato a Berlusconi, ormai in costante declino legato pure all’età anagrafica e ridotto ai minimi termini; poi è stata la volta di Renzi capace di un’impresa al limite dell’impossibile, essendo riuscito in pochi anni a passare da un consenso superiore al 40% ad un misero 2% e per questo costretto ad allearsi col gemello diverso Calenda; successivamente sono entrati in gioco Bibì e Bibò Salvini e Di Maio con capitan Cocoricò Conte, incapaci di dare una svolta al Paese e rientrati nei ranghi con la coda fra le gambe e nuove velleità in serbo. Le loro esperienze al potere sono state inframmezzate dagli inevitabili interventi a gamba tesa di primi ministri ’tecnici’ (Dini, Monti e Draghi) chiamati a togliere le castagne dal fuoco a una classe dirigente mediocre e non in grado di agire con determinazione. Ora chi si recherà a votare domenica prossima, in mancanza di meglio, pare orientato in prevalenza a dare fiducia a Giorgia Meloni, un altro volto nuovo e per di più donna, quindi un’assoluta novità per la scena politica nostrana, e considerata l’ultima spiaggia prima dell’annegamento in un mare di guai.
Sulla leader di Fdi sono montate le polemiche a proposito delle sue origini post fasciste e circa l’inaffidabilità in campo internazionale, vuoi per inesperienza e pure per la vicinanza a figure di non specchiata virtù democratica quali Marine Le Pen, Viktor Orban e gli spagnoli di Vox, da lei vaticinati come vincitori in terra iberica dopo il successo conseguito dall’estrema destra in Svezia. Sulle alleanze europee della Meloni si può certo discutere, ma anche capitan Fracassa Salvini, suo alleato, si è lamentato per l’endorsement ricevuto da Enrico Letta in Germania da parte del premier Scholz affermando che i tedeschi devono occuparsi degli affari loro.
Dunque, per restare a casa nostra, sono sufficienti le recenti dichiarazioni rilasciate dalla leader di Fdi al giornalista Ferruccio De Bortoli per indurre a qualche timore sulla propensione dei potenziali vincitori delle elezioni politiche a sganciarsi dai vincoli imposti dall’appartenenza all’Ue. Come riportato nell’infografica qui riprodotta, la Meloni ha testualmente dichiarato che intende avanzare una proposta di legge per abolire gli articoli della Costituzione che impediscono al diritto nazionale di prevalere su quello europeo. Una presa di posizione sfuggita all’attenzione generale e che ricalca quella degli amici nazionalisti polacchi dell’erede di Almirante (da Giorgio a Giorgia la fiamma tricolore ardente sulla tomba del duce è rimasta nel simbolo del partito). Il suo frontman Letta sostiene non a torto che gli interessi dell’Italia coincidono con quelli dell’Europa e dunque è inutile cercare di procedere ognuno per conto proprio. Ogni nazionalismo ha le proprie priorità e le esigenze della Meloni sono diverse da quelle di Orban, della Le Pen e degli spagnoli di Vox che guardano al loro orticello senza una visione lungimirante e unità d’intenti, al contrario di quanto si sforza di mettere in atto l’Ue, pur condizionata dalle prevalenti posizioni intergovernative che Fdi vorrebbe conservare in un’Europa confederale e non federalista come necessità e logica vorrebbero.
La pandemia e la guerra di stampo nazional-imperialista voluta da Putin con l’aggressione all’Ucraina insegnano che solo con soluzioni comuni e condivise si può far fronte alle questioni di impellente attualità. Le persone che andranno a votare il 25 settembre non devono scordarlo, se non vogliono rischiare di avventurarsi in un avvenire pieno di incognite per tutti e in particolare per le future generazioni.
Guido Monti
responsabile del Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio