Secondo quanto riportato da i media il vincitore delle prossime elezioni politiche del 25 settembre sarebbe l’astensionismo: oltre il 40 per cento degli italiani sarebbe deciso a disertare i seggi: chi per rabbia e amarezza, chi per scetticismo, delusione o frustrazione di fronte alle scelte e alleanze di certa politica insensata.
In realtà tutto deriva da effettiva e lunga crisi dei partiti con il conseguente discredito generale nei confronti della politica.
Disaffezione per la politica e per i partiti emersa in Italia già dalle elezioni politiche del 1979 e dal 2008 in poi.
Perché? non facile capire e non facile dare risposte.
Vi sono motivazioni di “non voto” personali ed altre oggettive derivanti dal divario tra “la politica” e la vita reale di chi fatica a trovare lavoro.
Motivazioni tutte diverse e tutte legittime, comprese quelle estreme di chi non riconosce più un ruolo alle istituzioni democratiche e quindi le ignora non votando.
Il fenomeno dell’astensionismo, quindi, apre a diverse letture anche se, in sostanza, riconducibili al grande tema dell’evaporazione della politica, ovvero del venire meno di un’idea alta, ideale, nobile e militante della politica. Essa non è più, come pensava Aristotele, l’arte delle arti, quella che rende possibile la vita della polis, ma è divenuta l’ombra di se stessa, luogo di malaffare e di corruzione.
Se la sua distanza dal paese reale è divenuta insopportabile, se i politici rappresentano una casta separata e ingiustamente privilegiata, lontanissima dai problemi che investono la vita reale, allora rifiutarsi al voto si configura come una reazione di rifiuto e di condanna nei confronti della politica.
Eppure, oggi, corre l’obbligo di ricordare che votare è importante.
La democrazia è preziosa e non possiamo darla per scontata. Il diritto di voto è una delle forme di libertà individuale più importanti che abbiamo e una delle massime forme d’espressione democratica.
L’articolo 48 della Costituzione ci dice che il voto è un diritto e un dovere civico.
Di fronte ai nazionalismi e gli estremismi che si vanno profilando in Europa, urge che l’Italia faccia sentire la propria voce di dissenso nei confronti di forze politiche reazionarie e illiberali.
Non si può permettere ai nazionalisti e agli estremisti di ostacolare la costruzione di un’Europa capace di dare risposta ai bisogni delle persone.
Non si può permettere loro di distruggere ciò che in tanti anni le forze liberali e democratiche hanno insieme costruito.
Giuseppina Rando